Odoacre era cresciuto sotto l’impero unno ed era entrato a far parte presto nei ranghi romani con il grado di comandante delle guardie imperiali. Fu eletto re di un’accozzaglia di barbari e fu chiamato dall’imperatore d’occidente Oreste ad andare a guerreggiare contro i Visigoti in cambio di uno stanziamento in Italia e una concessione al suo popolo di un terzo delle terre conquistate. Oreste si oppose a ciò e venne ammazzato. Romolo Augustolo, il figlio, venne risparmiato e relegato a Napoli. Per la prima volta deposto un imperatore non se ne fece un altro: era la fine dell’impero d’occidente. Tuttavia ci si accorse solo a distanza di anni che quello che era successo chiudeva una fase della storia: lì per lì neppure i cronisti ne parlarono molto. Odoacre conquistò quindi l’Italia: gli mancava però il riconoscimento bizantino che avveniva con l’attribuzione del patriziato. Grazie all’intercessione del risparmiato Romolo Augustolo il senato mandò un’ambasceria a Zenone imperatore d’oriente per assicurarlo che ormai bastava un solo Augusto nel cui nome Odoacre avrebbe governato. Zenone rifiutò ciò sostenendo che quel titolo doveva esser dato da Giulio Nepote, destituito da Oreste nel 475, che quindi a Costantinopoli appariva ancora come il titolare del potere a occidente. Non si sa se Odoacre ricevette mai il titolo di Patrizio, ma comunque egli governò rispettando pienamente Roma e le istituzioni preesistenti collocandosi all’interno dell’impero.
Teoderico re degli Ostrogoti. Lo storico Giordane racconta che questi chiese e ottenne dall’imperatore Zenone di poter andare in Italia alla testa del suo popolo per prender il posto di Odoacre. Ciò avvenne e nel 483 Teoderico chiuse Odoacre nelle mura di Ravenna e chiese a quest’ultimo un patto per spartirsi l’Italia ma poi in seguito fece strage di lui e della famiglia. Il regno di Teoderico sarebbe stato un regno rispettoso dell’ordinamento e dell’amministrazione romana, ad “imitatio vestra” di quello di Costantinopoli. In particolare egli diceva di non aver fatto alcuna legge, ma in realtà sembra che esista un suo Editto e un altro del nipote Atalarico. Questi non erano stati trovati nel testo originale, ma all’interno delle Variae di Cassiodoro. Pithou trovò questo testo dando la paternità a Teoderico. Rasi tuttavia nel 1953 si chiese come fosse possibile che le cronache del tempo non dessero notizia di un qualcosa di tale importanza e perché nella Pragmatica Sanctio del 554 ci fossero disposizioni dei successori di Teoderico e non di lui. Quindi contestò la paternità e avanzò fantasiose ipotesi su quale soggetto potesse esser il titolare dell’editto: la più importante è che l’autore fosse Teoderico II visigoto fratello e predecessore di Eurico non questo re d’Italia. Eurico uccise il fratello ma ci si chiede perché un editto di tale importanza non avesse trovato un qualche accenno nella lex Visigothorum che è successiva. Tuttavia si rimane nel campo dei dubbi, ma Cortese sostiene che sia meglio astenersi dal ripudiare la vecchia attribuzione al Teodorico “italiano” proprio x salvare la politica normativa dei 2 rami fratelli del popolo goto. Letto così quindi l’editto di Teodorico (ad efficacia territoriale goti-romani) fu emanato per tentare di risolvere le cause tra goti e romani le quali per una decisione precedente all’editto erano affidate a un comes gothorum di rango militare che quindi per le cause miste doveva esser affiancato da un prudens romanus. L’editto non portava fondamentali novità al sistema normativo: inoltre l’editto non è da intendere come quello degli imperatori che era legge bensì come quelli dei magistrati provinciali adoperati in passato per pubblicare nel luogo le costituzioni dei monarchi. Bisognava comunque obbedire all’editto perché ciò voleva dire obbedire al diritto dell’impero.
Contenuto dell’editto. Il diritto penale è certamente una parte consistente ma anche la parte privatistica non è trascurabile: in particolare vi è il divieto di trasferire azioni giudiziarie a potenti (sia barbari che romani) pratica che si faceva abitualmente per far pesare l’autorità di cui questi godevano. Oltre a ciò c’è il richiamo al dies soli, elenchi delle cause di divorzio, divieto della chiamata in giudizio delle mogli al posto dei mariti ecc.
Patrocinium. Esso indica la condizione di una moltitudine di persone che cercano protezione da parte di grandi personaggi. Di questo strumento i potenti si servivano per spogliare i miseri e renderli ancora più miseri obbligandoli in cambio di favori a cedere ogni bene defraudando quindi i figli delle giuste eredità dei padri. Questo fenomeno interessò molto la società agricola del tardo impero e portò alla diffusione del colonato. La pars colonaria era quella parte del fondo riservata dal proprietario a coltivatori liberi che erano obbligati per contratto a versare un censo e prestare opere al proprietario. Ciò si tramutò in una forte soggezione personale, che fu il primo passo per lo sviluppo medievale della servitù della gleba. Anche in città i collegia ( le corporazioni di mestiere) incatenavano i cittadini in quanto i discendenti ne dovevano comunque far parte.
Infine il discorso può coblcudersi con i Buccellari. Esse son le milizie private dei signori facoltosi. Quest’ultimi li riforniscono di armi e concedono doni (specie terre) per il tempo in cui questi soggetti gli prestano servizio.