Molto spesso la legislazione cittadina riuscì ad imporsi sul contado con norme che, in contrasto con la regola romana per la quale «l’attore segue il foro del convenuto», stabilivano per tali controversie la competenza del giudice della città, verosimilmente più incline a favorire le ragioni dell’attore cittadino.
Inoltre, risultano largamente praticate forme di responsabilità collettiva a carico della comunità rurale.
In tal modo la comunità rurale diveniva solidalmente responsabile per i debiti di ciascuno dei suoi componenti. Ciò provocava, da un lato, un riflesso di coesione interna della comunità, dall’altro un effetto contrario, sul quale la città puntava, nel senso di favorire la dissociazione della comunità stessa dal responsabile di un atto illecito o di un inadempimento, allo scopo di non doverne pagare senza colpa le conseguenze.
Nell’Italia comunale l’influenza onnipresente delle città sul contado si coglie anche in altre manifestazioni.
Una quota sempre crescente delle terre situate nei pressi della città era col tempo divenuta di proprietà di cittadini.
La città non soltanto disciplinava il commercio delle derrate alimentari, ma provvedeva persino a stabilire, in modo coattivo, regole e divieti concernenti le seminagioni, le colture arboree, le date del raccolto e della vendemmia.
L’affrancazione collettiva dei servi del contado, rispondeva innanzitutto ad interessi cittadini.
il comune intendeva da un lato estendere la propria giurisdizione sul contado scalzando le giustizie signori sui servi, dall’altro disporre di una platea più ampia di cittadini liberi, assoggettabili al fisco cittadino.