Corrado II il Salico, visti i suoi buoni rapporti con l’arcivescovo di Milano, favorì i piccoli feudatari contro quelli maggiori;dopo un primo periodo di concordia con l’arcivescovo, il suo intervento fu invocato in Italia dai piccoli feudatari , in contrasto con l’arcivescovo e i grandi feudatari , che negavano loro il riconoscimento del diritto all’ereditarietà dei feudi.
La lotta continuò, e Corrado II per ridurre il potere dell’arcivescovo e dei grandi vassalli,promulgò la Constitutio de feudis1037, con cui concedeva l’eriditarietà ai feudatari minori. Con essa si volle anche ricordare che i castelli dovevano continuare a pagare il fodro, antico tributo dovuto per le spedizioni militare. Fu quindi un vero codicetto fondamentale per il diritto feudale italiano, che in teoria sarebbe dovuto valere solo per l’Italia e i vassi pubblici ma finì per applicarsi anche a quelli privati.
Nel corso del XII sec il diritto del vasso sul beneficio si configurò sempre più come un diritto patrimoniale senza alcun rilievo politico immediato. Altro testo di disciplina generale sui feudi fu “libri feudorum”;incluso intorno al 1200 tra i libri del diritto civile ufficiale (corpus iuris civilis).Tornando ai feudi ,i vassi cercavano di emanciparsi appena possibile dai vincoli che li legavano al signore concedente, ad esempio alienando il feudo a terzi .
I re d’Italia cercarono di reagire alle frodi dei vassi, con leggi adottate nelle grandi “diete di Roncaglia”, ribadendo l’obbligo del servizio militare. I vassi resistevano, divenendo essi stessi un ceto attivissimo nelle città. Perciò si sostiene che l’attività di questi milites in concorso con la futura borghesia, diede vita ai Comuni.