Il governo delle chiese

I vescovi avevano un ruolo centrale nel Basso Impero;erano come monarchi a capo di una chiesa locale:erano eletti a vita come l’imperatore,avevano il potere di ordinare nuovi sacerdoti tra i battezzati locali,ed autorizzavano la creazione di nuovi ministeri. Vescovo si diventava dopo un “cursus honorum”entro il clero locale;si trattava si solito di un sacerdote, ma poteva essere anche un laico che aveva svolto altre cariche imperiali con rettitudine e capacità di governo .La partecipazione dei fedeli ,richiesta di regola per l’elezione del vescovo , andò restringendosi, fino a diventare un placet dei notabili locali, senatori e curiali alla candidatura. Per l’elezione di un vescovo , 3 vescovi vicini dovevano raccogliere per lettera il voto degli altri vescovi comprovinciali prima di procedere alle formalità di elezione, che prevedevano anche la conferma del metropolita :tutore della regolarità delle procedure elettorali e anche responsabile del coordinamento dell’operato dei vescovi della propria provincia;infatti doveva convocare i propri vescovi due volte all’anno a concilio detto sinodo. Oltre ai poteri pastorali, sacramentali e disciplinari , il vescovo si  caricò di nuovi compiti pubblici:

  1. episcopalis audentià(potere di giudicare)
  2. partecipavano      all’elezione dei difensor civitatis
  3. visitavano      le carceri
  4. organizzavano      le elemosine pubbliche
  5. controllavano le pie causae

In generale spettava loro la tutela delle miserabiles personae.

Per concessione da parte dello stato e dei fedeli, le chiese divenivano proprietarie di beni con uno statuto sociale e privilegiato fissato dal diritto imperiale:erano ad esempio esenti dall’imposta feudale.

Il primato del vescovo di Roma

Gradualmente si arrivò a questo prima;dapprima era un primato meramente onorifico  affermato nel concilio di Costantinopoli e di Calcedonia. Poi Papa Leone pretese qualcosa di diverso:in quanto vicario di Pietro,principe degli apostoli al papa avrebbe dovuto spettare la guida della chiesa universale,cosa che sembra avergli riconosciuto anche un rescritto dell’imperatore Valentiniano III. Fu poi papa Gelasio  a dare espressione inequivocabile all’autonomia della chiesa romana affermando che :”due sono i poteri che reggono il mondo,la sacra autorità dei vescovi, e il potere regio, ma la prima è superiore perché deve rendere conto a Dio anche per i re”. Quindi si tendeva ad una forma di “teocrazia ecclesiastica”:erano però solo affermazioni e non decisioni;solo Giustiniano all’occorrenza poté confermare la precedenza del vescovo di Roma,”capo di tutti i sacerdoti della Dio”.

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