Il governo delle chiese
I vescovi avevano un ruolo centrale nel Basso Impero;erano come monarchi a capo di una chiesa locale:erano eletti a vita come l’imperatore,avevano il potere di ordinare nuovi sacerdoti tra i battezzati locali,ed autorizzavano la creazione di nuovi ministeri. Vescovo si diventava dopo un “cursus honorum”entro il clero locale;si trattava si solito di un sacerdote, ma poteva essere anche un laico che aveva svolto altre cariche imperiali con rettitudine e capacità di governo .La partecipazione dei fedeli ,richiesta di regola per l’elezione del vescovo , andò restringendosi, fino a diventare un placet dei notabili locali, senatori e curiali alla candidatura. Per l’elezione di un vescovo , 3 vescovi vicini dovevano raccogliere per lettera il voto degli altri vescovi comprovinciali prima di procedere alle formalità di elezione, che prevedevano anche la conferma del metropolita :tutore della regolarità delle procedure elettorali e anche responsabile del coordinamento dell’operato dei vescovi della propria provincia;infatti doveva convocare i propri vescovi due volte all’anno a concilio detto sinodo. Oltre ai poteri pastorali, sacramentali e disciplinari , il vescovo si caricò di nuovi compiti pubblici:
- episcopalis audentià(potere di giudicare)
- partecipavano all’elezione dei difensor civitatis
- visitavano le carceri
- organizzavano le elemosine pubbliche
- controllavano le pie causae
In generale spettava loro la tutela delle miserabiles personae.
Per concessione da parte dello stato e dei fedeli, le chiese divenivano proprietarie di beni con uno statuto sociale e privilegiato fissato dal diritto imperiale:erano ad esempio esenti dall’imposta feudale.
Il primato del vescovo di Roma
Gradualmente si arrivò a questo prima;dapprima era un primato meramente onorifico affermato nel concilio di Costantinopoli e di Calcedonia. Poi Papa Leone pretese qualcosa di diverso:in quanto vicario di Pietro,principe degli apostoli al papa avrebbe dovuto spettare la guida della chiesa universale,cosa che sembra avergli riconosciuto anche un rescritto dell’imperatore Valentiniano III. Fu poi papa Gelasio a dare espressione inequivocabile all’autonomia della chiesa romana affermando che :”due sono i poteri che reggono il mondo,la sacra autorità dei vescovi, e il potere regio, ma la prima è superiore perché deve rendere conto a Dio anche per i re”. Quindi si tendeva ad una forma di “teocrazia ecclesiastica”:erano però solo affermazioni e non decisioni;solo Giustiniano all’occorrenza poté confermare la precedenza del vescovo di Roma,”capo di tutti i sacerdoti della Dio”.