Rapporti con il diritto internazionale
È una dato che esprime l’ulteriore segno di rottura con l’esperienza socialista. Socialismo era distacco di ciò che accade fuori dalla Russia (chiusura e sfiducia verso il diritto internazionale). Si traduceva nella limitatezza e impostazione dualista nei confronti del diritto internazionale. Solo se è lo Stato ad introdurle nel proprio ordinamento .
Nel momento della transizione c’è accoglimento di una prospettiva radicalmente opposta. C’è una forte apertura al diritto internazionale, tra l’altro era inevitabile perché c’era una forte influenza del Consiglio d’Europa. Sono adottate in una fase in cui sono evidenti le interconnessioni tra gli Stati. Si traduce in specifiche previsioni specificamente dedicate ed in alcuni casi ci sono dei capi dedicati al diritto internazionale. La scelta che viene fatta è quella di favorire l’ingresso del diritto internazionale nell’ordinamento con il principio di un adattamento automatico e soprattutto si collocano in una posizione si collocano in una posizione superiore rispetto alla legge.
Rapporto con l’ordinamento internazionale
In queste nuove costituzioni c’è un approccio radicalmente opposto. Le ragioni di questo cambiamento sono collegate al fatto di essere riconosciuti come democrazie nel contesto internazionale.
Quest’apertura al diritto internazionale si traduce nel fatto che vengono disposte esplicitamente in costituzione. Si pone il problema di come le norme internazionali vengano assunte all’interno dello ordinamento nazionale. (cosiddetto adattamento).
- Adattamento automatico: si parla di una sorta di rinvio alla fonte e tutte le norme prodotte da quella fonte entrano nel diritto interno (art. 10 cost. ita).
- Adattamento speciale. C’è un atto del diritto interno che traduce gli obblighi sorti nell’ordinamento internazionale nell’ordinamento interno. ( vele per il diritto internazionale pattizio).
I Paesi dell’est hanno adottato una soluzione di adattamento automatico anche per il diritto internazionale pattizio, una volta perfezionati sul piano internazionale (ratifica) entrano in vigore anche sul piano interno.
In alcuni casi viene stabiliti espressamente (Polonia art.91; cost Albanese).
Nel caso della Russia art.15.4
4. I princìpi universalmente riconosciuti, le norme del diritto internazionale ed i Trattati internazionali della Federazione Russa costituiscono parte integrante del suo sistema giuridico. Se mediante un Trattato internazionale della Federazione Russa sono stabilite regole diverse rispetto a quelle previste dalla Legge, allora si applicano le regole del Trattato internazionale.
Secondo aspetto è che si collocano in una posizione intermedia tra la legge e la costituzione. In Italia è stata discussa per molti anni (si applicava il diritto cronologico) poi con la riforma del 2001 che ha garantito la prevalenza del diritto internazionale pattizio. Afferma espressamente che se c’è contrasto si applica il criterio gerarchico. All’art. 125 prevede controllo preventivo sulla costituzionalità dei trattati, quindi ne sono rispetto ad essa subordinati (combinato disposto 15 + 125).
Questo vale anche per i trattati sui diritti umani ed in particolare in Europa per la Cedu e quindi prevalgono sulle norme legislative interne. Queste costituzioni attribuiscono al diritto internazionale relativo ai diritti umani una funzione di ausilio interpretativo anche rispetto alle norme del diritto interno.
Articolo 17
1. Nella Federazione Russa si riconoscono e si garantiscono i diritti e le libertà dell’uomo e del cittadino in accordo con i princìpi universalmente riconosciuti e le norme del diritto internazionale ed in conformità con la presente Costituzione.
L’ultimo aspetto sul piano della tutela dei diritti è chi sia chiamato a verificare il rispetto da parte della legge dei Trattati in materia di diritti umani. Alcune costituzioni lo attribuiscono espressamente alle Corti Costituzionali. In altre, dove non è precisato, ci può essere un concorso tra le Corti e i giudici comuni che a sua volta ritengono di poter fare immediatamente questo tipo di controllo.
Nel 2007 la Russia aveva pendenti 20000 ricorsi alla Corte CEDU.
Un ruolo fondamentale nelle transizioni è stato fondamentale il ruolo della Cedu, che nasce nel 1949 e si propone di promuovere e conservare ideali principi comuni che sono il patrimonio degli stati europei (democrazia, patrimonio dei diritti umani ecc). In particolare per poter partecipare al consiglio d’Europa si prevede che gli Stati membri debbano rispettare il principio dello stato di diritto e che vengano garantiti i diritti umani e di libertà. Gli stati che si impegnano possono essere invitati a far parte del consiglio e se non li rispettono può essere deciso l’allontanamento o l’estromissione. I Paesi dell’est dopo il crollo dell’URSS si sono proposti di partecipare al Consiglio d’Europa che ha manifestato un’attenzione particolare verso questi Paesi. Ha fatto tutta una serie di scelte, creando la figura dell’inviato speciale presso l’assemblea parlamentare; la Commissione di Venezia chiamata ad aiutare questi Paesi al passaggio ai sistemi democratici; con dichiarazione di Vienna del 1993 si sono meglio precisati i parametri di ammissione per il rispetto del principio democratico dello stato di diritto, libertà fondamentali, elezioni libere, l’impegno di aderire alla CEDU.
La Cedu è un trattato internazionale sottoscritto a Roma nel 1950 la cui stesura è stata predisposta dal Consiglio d’Europa. È un trattato che contiene un catalogo di diritti che gli Stati si impegnano a garantire. Seconda particolarità è che prevede la creazione di un giudice internazionale a cui gli individui si possono rivolgere contro lo stato quando questi vìola i loro diritti. Generalmente sul piano internazionale sono gli Stati soggetti di diritto, qui rappresenta un’eccezione.
Per la Russia, ed in generale per i Paesi dell’est, c’era il timore per questi Paesi che avevano un’esperienza meno forte di tutela, ci si chiedeva se avrebbe potuto ridursi la tutela (anche perché ogni Stato nomina un giudice alla corte Cedu).
L’Ungheria entrò già nel 1990, Polonia e Slovacchia nel 1991 ed altri sono arrivati dopo come la Russia, che ha avuto un processo più complesso: ha fatto domanda nel maggio del 1992, in realtà il processo di adesione si è completato solo nel febbraio del 1996. Rispetto alla Russia, nel diceva che la era fermamente risoluta a perseguire la tutela dei diritti e degli ideali democratici. Il Consiglio d’Europa ha compiuto una verifica sotto diversi profili, in particolare valutando la nuova costituzione, la tornata elettorale del 1993 e più in generale alla situazione della legislazione interna russa rispetto agli standard europei. La valutazione sulla costituzione è stata data dalla Commissione di Venezia, ritenendo che tutto sommato fosse compatibile con gli standard previsti, anche se la stessa commissione di Venezia già allora poneva un problema relativo ad un possibile scontro tra potere legislativo ed esecutivo.
Allo stesso modo la valutazione degli osservatori relative al 1993 sono state valutate sostanzialmente in modo positivo anche se si era messo in luce una certa sproporzione di certe forze politiche rispetto ad altre. La legislazione interna in materia di tutela dei diritti (in particolare il giusto processo, il divieto di tortura e delle strutture penitenziarie) portava ad una valutazione molto critica. Un rapporto di comitato di esperti del 1994, sosteneva che lo standard era ancora molto lontano da quello richiesto dal diritto del Consiglio d’Europa. Si è inserito un fattore chiave, la crisi in Cecenia con l’intervento armato russo che ha rallentato l’avvicinamento al consiglio d’Europa. C’è una risoluzione del Consiglio nel febbraio 1995 ris. 1055/95 con una presa di posizione molto forte, sostenendo che era una questione sì interna ma i mezzi impiegati costituiscono una violazione degli impegni internazionali presi dalla Russia (uso sproporzionato della forza e soprattutto gravi conseguenze verso la popolazione).
Sulla base di questo viene sospesa la procedura di adesione della Russia al Consiglio.
Nel 1995 a luglio, col termine del conflitto, si ritorna a valutare la possibilità di adesione e nel gennaio del 1996 l’assemblea modifica la sua posizione esprimendo una valutazione favorevole all’adesione della Russia al consiglio d’Europa. Tuttavia l’aspetto interessante è la formula che l’assemblea parlamentare utilizza è ambigua: si prospettava il loro ingresso anche se lo standard non era ancora raggiunto risoluzione 193/1996 “si tiene conto degli impegni assunti, e che la Russia ha la volontà e nell’avvenire prossimo di raggiungere i parametri richiesti dall’art.3”. Quindi si riconosce che non ha ancora raggiunto questi impegni. (Ratificare la Cedu (1998), sottoscrivere protocollo sull’abolizione della pena di morte). In quella fase è prevalsa una volontà politica di far entrare la Russia. In realtà la seconda guerra in Cecenia del 1999 porterà ad una sospensione del diritto di voto della Russia all’interno del Consiglio. Ci sono notevoli condanne sulla guerra in Cecenia per l’uso sproporzionato dei mezzi violando il diritto alla vita. C’è una serie di condanne che riguardano anche il giusto processo.
In molti casi la Corte Cedu ha accettato i ricorsi, anche se non si erano esaurite le possibilità di ricorso interno, proprio perché questo non era fattibile. Di recente la corte costituzionale russa, novembre 2009, ha affrontato questo tema riconoscendo che la pena di morte è inammissibile nell’OG russo.
In Russia è possibile riaprire i procedimenti penali a seguito degli interventi della cedu e recentemente anche i procedimenti civili. È un’apertura vasta che non è prevista neanche negli ordinamenti dell’Europa occidentale dove è ancora in fase di discussione.