I primi codici europei ed il code Napoléon

Il vero c.c. che doveva costruire il modello per i nuovi Stati di diritto fu il code civil de francais. Per la rilevante influenza che lo stesso Napoleone ebbe nell’elaborazione del codice, esso fu denominato code Napoléon. Il c.c. francese recepiva profondamente il diritto romano, ma anche quello consuetudinario. Un codice così influenzato evidenziava soluzioni tecniche per dettare una disciplina più moderna per le esigenze di ampio mercato aperto ai principi del liberalismo economico. Il c.c. francese quindi costituiva il codice nuovo adatto essenzialmente per la borghesia, dove venivano esaltati i valori della libertà in ogni senso, della proprietà, dell’autonomia privata del contratto.

La situazione italiana – i codici preunitari ed il c.c. del 1865

Nell’Italia del ‘700 non si sviluppò se non in misura molto marginale, il dibattito sulla necessità di fondare il diritto positivo su nuove categorie razionalistiche e giusnaturalistiche. In Italia, le leggi e la Costituzione varate dai Savoia, appaiono mere raccolte sistematiche della legislazione esistente. La prima esperienza codicistica in Italia si ebbe con la conquista di Napoleone, il contenuto del codice comportava un sovvertimento nella regolamentazione degli istituti civilistici, perché accoglieva sia i grandi e celebrati modelli del diritto romano sia le soluzioni più moderne adatte alle esigenze dei tempi moderni. La Restaurazione assoggettò Lombardi e Veneto al codice civile austriaco del 1811, diverso da quello napoleonico, ma idoneo a regolare una società agli albori della rivoluzione industriale. Gli altri stati italiani non poterono abbandonare la tradizione del codice e ne vararono di nuovi: il codice per il Regno delle Due Sicilie, quello per il Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla, quello per il Regno di Sardegna e quello per il Ducato di Modena. Tali codici preunitari rimasero poi abbastanza ancorati al modello di principi e di tecnica del codice napoleonico. Alla vera unificazione legislativa si giunse solo con il codice civile del 1865, costituito da una quasi totale traduzione del modello napoleonico, e considerato come la codificazione più evoluta. Tale codice appariva però già arretrato per i suoi tempi, perché veniva varato per una società della seconda metà dell’800, con i diversi problemi sociale ed economici che la rivoluzione industriale aveva già evidenziato.

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