Bisogna comunque notare come la storia dell’amicizia politica non è ancora finita. C’è solo una nuova complessità: la comunità politica è descritta come il luogo in cui il nemico è esterno e non interno. Il nemico interno è il criminale o l’oppositore politico. Il codice fraterno crea di fatto una nazione in cui agli individui della stessa si chiede obbedienza in cambio di cittadinanza: quindi la trasgressione potrà portare all’essere criminali ma non nemici. Quindi all’interno della nazione c’è amicizia politica e inimicizia all’esterno. A sancire la fraternità politica c’è senza dubbio la presenza delle Costituzioni ma ciò non elimina comunque i paradossi: il primo è che per esserci uguaglianza tra cittadini deve esserci un atto originario di soppressione del padre perché non ci siano più tiranni, il secondo è quello di esprimere la volontà generale della forza di maggioranza. L’uguaglianza fraterna, che è vera e propria uguaglianza tra amici, è però presupposto della forma giuridica democratica. E allora il paradosso dell’amicizia si troverà proprio nello spartiacque difficile tra comunità degli amici e comunità. Il patto fraterno appare comunque un atto di forza dopo lo stato di natura, instaurato atto fraterno e ciò è la volontà comune.

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