In ogni processo di ordinamento del proprio campo d’indagine ogni disciplina tende a dividere il proprio universo in 2 sottoclassi reciprocamente esclusive e congiuntamente esaustive. Per designare il prodotto di tale operazione di usa l’espressione grande (nel senso di totale in quanto ogni ente a cui la disciplina si riferisce deve entrare e nel senso di principale in quanto tende a convergere verso sé e fondare altre dicotomie ma non sempre unica perchè per organizzare la materia ci possono essere anche più di una dicotomia) dicotomia. Nella sociologia la distinzione di Tonnies tra comunità e società è un esempio classico: questa dicotomia è totale nel senso che nessuna forma si società dovrebbe sfuggire alla sua capacità comprensiva. La caratteristica fondamentale di una grande dicotomia rispetto a quelle parziali (che includono una sola parte) è l’impegno privilegiato dei suoi termini per delineare l’orizzonte in cui si scrive una certa disciplina (uso sistematico della grande dicotomia). C sono poi altre due forme di uso della grande dicotomia: l’uso storiografico (esso è l’utilizzazione di una dicotomia per distinguere 2 momenti necessari dello sviluppo storico) e l’uso assiologico (utilizzazione fatta per dividere l’universo in 2 parti contrapposte: una con valore positivo, l’altra negativo). Come esempio dell’uso assiologico si pensi alla dicotomia giusnaturalista tra stato natura e stato civile: entrambi questi termini hanno un significato descrittivo e valutativo, non importa se positivo e negativo l’uno o l’altro. La terza caratteristica delle grandi dicotomie: ciascuno dei 2 termini è suscettibile di esser esteso a connotare non più una sola delle due parte ma tutto l’universo, diventando il termine di una classe universale respingendo l’altro termine fuori dall’universo degradando questo a termine di una classe vuota.