A Nizza ci si era dati appuntamento per cominciare a disegnare i successivi scenari, legati all’occasione dell’ingresso contestuale di ben 10 nuovi Stati membri e successivamente di altri due. Il successivo Consiglio europeo di Laeken, nel dicembre 2001, aveva precisato ancor meglio i trattati salienti del futuro scenario, sottolineando l’esigenza di valutare l’opportunità dell’ “adozione nell’Unione di un testo costituzionale”; ed aveva affidato alla Convenzione il compito di esaminare le questioni essenziali che il futuro sviluppo dell’Unione comporta e di ricercare le soluzioni possibili.
L’esito dei lavori della Convenzione si è tradotto in un progetto di Trattato – Costituzione, firmato a Roma il 20 ottobre 2004. Il “no” referendario di Francia e Paesi Bassi ha segnato, però, il fallimento dell’iniziativa. Dopo due anni di pausa, nel 2007 il Consiglio ha voluto riprendere il cammino, dando i paletti guida che poi un’apposita Conferenza avrebbe dovuto tradurre in Trattato.
Tale ripresa andò a buon fine: il Trattato è stato firmato a Lisbona il 13 dicembre 2007 ed è entrato in vigore il 1 dicembre 2009. In sostanza, il Trattato di Lisbona ha comportato una successione dell’Unione europea alla Comunità europea ed una revisione in senso proprio del TUE e del Trattato CE, che muta in TFUE (Trattato sul funzionamento dell’Unione europea).
Il Trattato di Lisbona merita due osservazioni, sul contenuto e sul metodo. Il contenuto porta alcune significative novità rispetto allo scenario precedente: -il terzo pilastro viene definitivamente comunitarizzato;-la Carta di Nizza dei diritti fondamentali ha visto riconosciuto anche formalmente valore vincolanti, con lo stesso rango dei Trattati;-l’Unione aderirà alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali e che i diritti garantiti dalla Convenzione faranno parte del diritto dell’Unione in quanto principi generali. Il Regno Unito e la Polonia hanno chiesto ed ottenuto di restare per il momento fuori dal meccanismo dell’Unione di tutela dei diritti sanciti dalla Carta.
Il Parlamento, seppur in tempi lunghi (2014 – 2017), avrà maggior incidenza sul processo decisionale, attraverso ulteriori ipotesi di codecisione e a maggioranza; i Parlamenti nazionali saranno più partecipi dell’azione dell’Unione, in particolar modo per ciò che concerne il principio di sussidiarietà . L’assetto istituzionale cambia significativamente, con l’ingresso tra le istituzioni del Consiglio europeo, il cui Presidente avrà un mandato rinnovabile di 2 anni e mezzo; avremo dunque due Presidenti, uno del Consiglio europeo e l’altro del Consiglio (già dei Ministri), con il solito mandato semestrale.
Il Consiglio Europeo diviene un’istituzione. Saranno praticate e consolidate nuove politiche, come quelle dell’ambiente, dell’energia, lotta al terrorismo e dell’immigrazione. Si aboliscono i simboli (inno e bandiera), ma con possibilità di fregiarsene per gli Stati membri che lo vogliano. Queste sono le principali modificazioni – innovazioni di contenuto avutesi con questo Trattato.