Minusvalenze patrimoniali (1°). Esse costituiscono un concetto simmetrico rispetto alle plusvalenze patrimoniali, in quanto gli stessi beni che generano plusvalenze (ossia beni strumentali e beni meramente patrimoniali), possono generare minusvalenze. Queste possono poi anche esser generate dalla cessione di partecipazioni immobilizzate. Anche queste, come le plusvalenze, sono calcolate operando un confronto tra il corrispettivo o l’indennizzo ricevuto ed il costo del bene (al netto delle quote d’ammortamento già dedotte).
Sopravvenienze passive (4°). Esse costituiscono un concetto simmetrico rispetto a quello di sopravvenienza attiva: chiaramente qui però siamo davanti a rettifiche in senso negativo del reddito, che possono consistere:
a) nel mancato conseguimento di ricavi che han concorso a formare il reddito in precedenti esercizi (es. revoca di sconti),
b) nel sostentamento di spese, perdite od oneri a fronte di ricavi o altri proventi che hanno concorso a formare il reddito in precedenti esercizi;
c) nella sopravvenuta insussistenza di attività iscritte in bilancio in precedenti esercizi (es. per furti).
Perdite (5°).
A) Perdite di beni dell’impresa: essi sono deducibili solo quando derivano dai “beni patrimoniali e dai beni strumentali”, cioè dagli stessi beni capaci di generare plusvalenze, in quanto i beni merce rilevano ai fini delle rimanenze. Queste perdite si differenziano dalle minusvalenze perchè non derivano dalla cessione di un bene, bensì dalla sopravvenuta indisponibilità fisica dello stesso (volontaria o involontaria es. distruzione). per essere deducibili le perdite devono risultare “ da elementi certi e precisi”, quindi il contribuente deve dimostrare, normalmente con documenti, l’avvenuta eliminazione, sottrazione, distruzione del bene.
B) Perdite su crediti: esse sono quelle derivanti dall’inadempienza del debitore, quindi anche queste devono risultare “da elementi certi e precisi” (condizioni per le quali il credito non è più recuperabile, in base all’id quod plerumque accidit).