Premessa. Vacca parla dell’esempio con cui la sovrapposizione di un concetto e di una regolamentazione unitaria ad una regolamentazione casistica tipicizzata e astratta, può portar a modificare gli stessi elementi utilizzati/utilizzabili per determinare la soluzione dei casi.
L’acquisto della proprietà delle cose abbandonate è nel C.C. “occupazione di res nullius”, limitato alle cose mobili. Questo è un istituto romanistico. Gli elementi dell’acquisto per occupazione e perdita per derelictio rispecchierebbero l’elaborazione romana: animus occupandi e apprensione materiale della cosa per l’occupazione, animus derelinquendi e abbandono materiale per la derelictio. La dottrina romanistica si è però trovata in grande difficoltà quando ha cercato di far corrispondere la pluralità di soluzioni fornite dai giuristi con la definizione di res pro derelicto habita (contenuta per la 1° volta nelle Istitutiones Iustinianee, poi generalizzata nelle dottrine successive). Pluralità di soluzioni che investe il momento in cui si può ritener che il dominus che compie la derelictio perda effettivamente la proprietà (qui c’è controversia tra Sabiniani e Proculiani), ma anche il modo di acquisto della proprietà della res pro derelicto habita (che secondo alcuni testi avviene subito in capo a chi se ne impossessi, secondo altri per usucapione). Secondo Vacca, la pluralità di soluzioni c’è perché i diversi casi che venivano esaminati avevano diversa struttura (esempio: il problema di acquisto di merci gettate da nave è diverso da quello di occupazione di un fondo libero e incolto). I giuristi in generale tenderanno a contemperare le diverse esigenze entranti in conflitto (secondo criteri unitari ma che si adeguano alla struttura della fattispecie concreta: es. tutela del proprietario precedente vs gli impossessamenti abusivi di una cosa solo apparentemente abbandonata).