La legittimazione al governo della città è data al rex dal suo ruolo di supremo mediatore fra la comunità e gli dei. Come garante della pax deorum è il re che può e deve interrogare gli dei, mediante gli auspicia, per tutte le decisioni che attengono direttamente alla vita della città. E’ tale competenza che in qualche modo costituisce il fondamento stesso del suo potere sovrano, che riguarda sia il compito di guidare l’esercito cittadino e di difendere militarmente lo Stato, sia il compito di amministrazione della comunità cittadina, dal rendere giustizia ad una legislazione, sino a tutte le iniziative relative alla vita della civitas.

In genere i poteri del rex vengono di fatto esercitatati con l’ausilio di una serie di collaboratori il cui ruolo si fonda su una delega più o meno ampia del sovrano. Molteplici erano gli ausiliari del rex nel comando dell’esercito, tra cui possiamo annoverare:

  • un magister populi: suo diretto ausiliario e sostituto nel supremo comando militare in caso di impedimento del rex
  • un magister equitum: subordinato al precedente, con il comando dei contingenti di cavalleria

Riferiti alla sfera dei poteri militari appaiono anche gli altri collaboratori competenti nella repressione dei crimini più gravi, fra i quali emergono i quaestores parricidii.

Gli aspetti dell’attività del rex destinati ad assumere nel tempo particolare rilievo, all’interno della civitas, sono diversi. Tra essi ricordiamo la funzione di giudice supremo, derivante sia dalla sua posizione sacerdotale che da quella di garante dell’unità cittadina.

Non solo il rex regola i conflitti privati e interviene stabilendo la ragione e il torto, ma altresì elabora e illustra ai suoi cittadini le norme destinate a regolare la vita e i rapporti all’interno della città e in base a cui si potrà appunto stabilire la ragione e il torto.

E’ probabile che le leges regiae fossero espressione del potere di ordinanza del re e consistessero della formalizzazione di precetti consuetudinari. Questo materiale veniva utilizzato dal rex come contenuto di una normativa da lui autoritativamente introdotta e, forse, resa nota al popolo unito in assemblea.

È abbastanza verosimile che un complesso di regole relative non solo alla vita religiosa o volte a reprimere alcuni comportamenti individuali atti a minare la pace fra gli dei e la città, ma anche riferite ai rapporti privati fra i singoli patres possa essere stato consapevolmente elaborato nel corso dell’età monarchica.

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