Le spese dell’attività processuale consistono soprattutto in oneri fiscali ed oneri di compenso a difensori/consulenti tecnici, altri oneri collegati con l’attività d’ufficio. Rispetto ad esse si pongono 2 ordini di problemi al legislatore: da un lato stabilire chi deve anticipare l’importo delle spese del processo, dall’altro chi deve subirne il carico definitivo. Il 1° problema è risolto dal DPR 115/2002 (“T. U. in materia di spese di giustizia) che ha sostituito l’abrogato 90 C.P.C..
a) Per questo motivo l’anticipazione delle spese (compreso il compenso al proprio difensore) è a carico di chi compie (o richiede) i singoli atti (ex art 8 del DPR).
b) La regola della soccombenza è risolta dal 91 C.P.C., che pone le spese a carico della parte soccombente, ma senza fondamento risarcitorio, bensì con sola funzione di remora e di stimolo nel senso di auto responsabilità quando si decide di agire o resistere in giudizio. Tra le “spese” che con la sentenza che chiude il processo, il giudice “liquida” a favore della parte vittoriosa, è compreso il compenso al difensore di quest’ultima. La l. 69 ha aggiunto però un periodo al 1°, per cui le spese relative agli atti successivi ad una proposta conciliativa rifiutata dalla parte, poi vittoriosa ma non in misura superiore alla proposta, sono a carico di quest’ultima. Ex 95 C.P.C. le spese nel processo esecutivo sono a carico dell’esecutato; ex 669 septies C.P.C. nel processo cautelare le spese sono a carico del richiedente la cui richiesta è stata rigettata.
c) La regola della soccombenza può esser temperata a discrezione del giudice. Ex 92 1° il giudice può ridurre (in sede di “liquidazione” la ripartizione delle spese che ritiene eccessive o superflue, con il 2° il giudice può “compensare” parzialmente o interamente le spese tra parti (nel senso di lasciarle in tutto o in parte a carico di chi le ha anticipate) non solo se la soccombenza non sta tutta da una parte (cosiddetta “soccombenza reciproca” perché ad esempio su un punto ha avuto ragione una parte, su un altro l’altra parte), ma anche ex l. 69 quando “concorrono altre gravi ed eccezionali ragioni” per compiere tale compensazione. Queste ragioni eccezionali devono ex 92 2° “esplicitamente esser indicate in motivazione” e le ragioni devono esser inequivocabili ed esplicite. Esse saranno di solito relative al “comportamento preprocessuale delle parti” con riguardo alla necessità o meno della lite. Es. se la parte vincitrice non avesse preventivamente secondo buona prassi interpellato l’altra, potrebbe in questo caso esser ingiusto dare le spese solo ad una parte. D)D’altra parte, alla semplice soccombenza può aggiungersi una vera e propria “responsabilità aggravata” ex 96 C.P.C. a carico della parte che ha agito o resistito in giudizio “con malafede o colpa grave. La responsabilità risulta aggravata in quanto fondata su un illecito: quindi dà diritto ad un più pieno risarcimento di tutti i danni conseguenti all’aver dovuto partecipare ad un giudizio obbiettivamente ingiustificato. In pratica al soccombente “temerario” verranno addossati: rimborso spese ed oneri che il vincitore ha subito in conseguenza del processo. Nel processo esecutivo e nel processo cautelare, la responsabilità aggravata consiste nell’avvalersi del titolo esecutivo o del provvedimento cautelare, poi risultati infondati, “senza la normale prudenza”.