Stabilito quello che potrebbe definirsi il campo d’azione della colpa, bisogna precisare quale è il criterio differenziale tra l’agire colposo e l’agire non colposo. In questo modo si evita uno dei pericoli maggiori della teoria della colpa: ossia lo scambio tra una ricerca che ha per fine la determinazione di un elemento di fattispecie e quella tendente a cogliere invece il fondamento della punibilità a titolo di colpa. Scambio che finisce spesso con l’essere influenzato proprio dal punto di vista a cui si oppone. Invero quasi sempre le critiche mosse all’adozione della colpa come criterio di imputazione di fatti penalmente rilevanti sono dettati dalla riduzione di ogni colpevolezza a colpevolezza del volere. La concezione normativa della colpevolezza non rinuncia a questo sostrato psicologico. Su tale via sia che si parli di negligenza come mancanza di uno stato di tensione psicologica, sia che si affermi che l’agire colposo è caratterizzato da inerzia mentale in contrasto sia con coscienza che con la volontà dell’azione, il tentativo di chiarire l’essenza della colpa in termini psicologici anche se negativi non supera i limiti di una giustificazione della sa punibilità riportata a una volontà che poteva esplicarsi, anche se non è successo. Il problema esegetico della colpa è questo: a quali condizioni l’ordinamento ritiene possibile/doveroso una volizione che in realtà l’agente non ha avuto. Ora stabilito che un certo diritto positivo da rilevanza alla colpa, non si precisa poi quando questa mancanza di attenzione sia inescusabile. non ha più senso parlare di mancanza dell’attenzione imposta dall’ordinamento giuridico, se non si definisca il criterio alla stregua di cui si deve ritenere richiesto un certo grado di attenzione. L’inconsistenza di ogni definizione della colpa come fatto psichico comporta l’accento dal soggettivo all’oggettivo, dalla mancanza di conoscenza e dall’errore alla conoscibilità. Questo momento è segnato nel nostro ordinamento da imprudenza, imperizia. La dottrina classica considera questi come “fattori psichici” del reato colposo, ma essi in realtà sono elementi oggettivi dell’imputazione soggettiva.
Sul carattere obiettivo di essi. Negligenza: antitesi tra comportamento tenuto e l’attesa che certe azioni siano svolte con date modalità. Imprudenza: indica analogo rapporto con l’attesa socialmente rilevante che certe azioni non siano poste in essere. Imperizia: si pone come insufficienza della condotta realizzata rispetto alle regole valevoli per la condotta stessa. Inosservanza di leggi, regolamenti: indica un contrasto tra comportamento e regole di condotta che presentino la particolarità di esser subito dettate dall’ordinamento giuridico.