Il principio di tassatività (o determinatezza) presiede, anzitutto, alla tecnica di formulazione della legge penale, e sta ad indicare:
- il dovere, per il legislatore, di creare la norma determinando precisamente la fattispecie legale, in modo tale che sia tassativamente stabilito ciò che è penalmente vietato.
- il divieto, per il giudice, di applicare la norma a casi da essa non espressamente preveduti (divieto di analogia).
Il principio di determinatezza non ha come corollario diretto il divieto di analogia. Al contrario, il principio di tassatività postula quello di determinatezza, senza la quale si ha analogia anticipata . La distinzione tra i concetti di precisione (descrizione intellegibile della fattispecie astratta) e determinatezza (rispondenza dei fatti descritti alla fenomenologia della realtà) può essere riassorbita, e questo perché il fatto è tassativo in quanto determinato, è determinato in quanto intellegibile ed è intellegibile in quanto appartenente al modo del reale.
Secondo un’opinione ricorrente, sebbene fortemente criticata, il principio di tassatività troverebbe il proprio fondamento logico nella natura di norma-comando della legge penale e nella funzione intimidatrice della pena: le norme, infatti, possono operare come comando ed avere un’efficacia intimidatrice solo se i fatti vietati sono indicati con chiarezza e i destinatari della norma hanno così la possibilità di conoscerne il contenuto. Pur esprimendo principi di verità, tuttavia, tale opinione prova troppo: la capacità intimidatrice della legge, infatti, viene fatta dipendere non tanto dalla sua formulazione tassativa, quanto piuttosto dal fatto di punire condotte che, in quanto offensive, il comune cittadino sa che sono giudizialmente sanzionate.
Il fondamento della tassatività, quindi, deve più realisticamente essere individuato sul piano politico-garantista: fintanto che si resta ancorati al principio per cui la libertà è la regola e la pena l’eccezione, la tassatività rappresenta un’esigenza irrinunciabile per la legge penale.
Mentre il principio della riserva di legge assicura il monopolio della legge per evitare l’arbitrio del potere esecutivo, il principio di tassatività assicura la certezza della legge per evitare l’arbitrio del giudice, precludendogli la possibilità di punire i casi non espressamente previsti dalla legge. Con tale certezza assicura anche:
- sul piano penale, la (1) frammentarietà del diritto penale, l’(2) eguaglianza giuridica a parità di condotta, la (3) colpevolezza (e quindi la generalprevenzione) e la (4) possibilità di conoscere ciò che è penalmente vietato.
- sul piano processuale, il sistema delle garanzie della (1) obbligatorietà dell’azione penale, della (2) contestazione, del (3) diritto di difesa, della (4) motivazione e della (5) impugnazione, che, presupponendo dei parametri legislativi di riferimento, sarebbero compromessi dall’abbandono della fattispecie determinata.
Il principio di tassatività non è espressamente sancito dalla Costituzione, tuttavia viene desunto, in modo implicito ma sicuro, dalla ratio dell’art. 25, quale corollario e completamento logico dei principi di riserva di legge e di irretroattività: la loro funzione garantista, infatti, sarebbe frustrata se non fosse possibile stabilire a priori ciò che è e ciò che non è vietato e si lasciasse al giudice il potere di determinarlo di volta in volta.