Questo deriva dalla concezione del reato nei vari periodi storici (Beccaria e illuministi: nasce il diritto penale da un contratto sociale a prestazioni corrispettive, cioè nasce per evitare una guerra infinita di tutti contro tutti e per godere in tranquillità dei propri diritti naturali inalienabili i consociati ne rinunciano ad alcuni, per garantire pace sociale; quindi i reati rappresentavano quegli stimoli sensibili per rispettare la libertà degli altri.

Il giudice è solo la voce della legge e non è interpretata dai giudici, perché ideologicamente questi sono una aristocrazia vecchia ed arroccata e gli illuministi sono per una borghesia in ascesa, descritto dall’abate Seyes, che è l’ossatura dello stato, ma dal punto di vista politico non conta nulla; la magistratura  del tardo ‘700 è la nobiltà di toga DOMANDA ESAME. Ancora gli illuministi pensano che la pena di morte non possa trovare accoglimento nel contratto sociale perché in questo quando ognuno concede ad una parte è implicito che non ha concesso la vita, altrimenti avrebbe concesso tutto.

Una seconda edizione dei delitti e delle pene teneva conto della pena di morte(a seguito di una critica ) dicendo che non si esclude in assoluto ma diceva che in alcuni casi è una pena necessaria e utile ma è anche l’unica possibile quando si deve punire chi attenta alla persona del sovrano, che era una fattispecie di lunga tradizione(cimina lese maiestatis).

 Qui Beccaria aveva una certa lungimiranza non tanto per salvare se stesso, ma che avrebbe avuto fortuna nel quadro della scuola positiva, ossia la categoria del delinquente per convinzione. Già allora il reato era visto come offensivo dei diritti inalienabili, un limite alla onnipotenza del legislatore, ed erano i diritti naturali inalienabili; vi sono dei reati che tutelano dei quid che non sono diritti soggettivi e quindi diritti soggettivi senza titolare sono un contraddizione(falso, moralità pubblica); allora intervenne un giurista tedesco Birbaun, che dice che non è il diritto ciò che conta, ma il contenuto del diritto, l’oggetto, il bene).

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