Il cristianesimo si diffonde con notevole rapidità utilizzando mezzi del tutto pacifici ma subendo anche grandi persecuzioni.

L’attività degli apostoli si svolge in primo luogo in Gerusalemme e in Palestina per poi estendersi progressivamente tra le popolazioni dell’impero romano.

Sarà Paolo di Tarso a determinare una delle svolte più importanti nella diffusione del cristianesimo: egli, infatti, realizza l’emancipazione dei cristiani dalla legge e da alcune tradizioni ebraiche ( ad es. abolisce la circoncisione, elimina i digiuni sostituendoli col non esagerare nel mangiare!)

La diffusione pacifica del cristianesimo nei primi 3 secoli spingerà sempre più persone ad abbandonare i costumi e le abitudini pagane per entrare a far parte delle comunità cristiane e iniziare a vivere la fede in una maniera del tutto nuova.

Infatti, la nuova religione si presenta con forti segni di spiritualizzazione e si differenzia notevolmente dai culti pagani caratterizzati da sacrifici cruenti. Le comunità cristiane invece si astengono da sacrificare animali, da effettuare rituali violenti. Diventeranno in poco tempo delle comunità autonome con una propria organizzazione e gerarchia ecclesiastica.

Ciò rappresenta una grande novità per quell’epoca dove il paganesimo non era distinto dalla società politica e le istituzioni religiose erano anche istituzioni politiche.

Proprio per questo, all’inizio, il formarsi di queste nuove comunità viene visto dalle autorità romane con sospetto.

Queste comunità tra il secondo e il terzo secolo sono ormai diffuse ovunque all’interno dell’impero romano e in alcune aree i cristiani sono anche la maggioranza, l’impero romano inizia così a vivere al suo interno una scissione sempre più forte anche perché i cristiani, pur rispettando le leggi dello stato, rifiutano di sacrificare agli dei, di riconoscere la divinità dell’imperatore, di partecipare alla vita pubblica in tutto ciò che ha di pagano ( ad es. non assistono alle lotte tra gladiatori perché il cristianesimo ha introdotto il rispetto della vita)

Quindi le autorità romane, di per se aliene da perseguire i sudditi per motivi religiosi, avvertono sin dall’inizio la diversità del cristianesimo rispetto a qualsiasi altro culto pagano e iniziano ad adottare nei confronti di questa religione comportamenti ostili. Si inizia a temere che il cristianesimo possa rappresentare un pericolo per l’unità dell’impero romano, possa costituire un punto debole; così hanno inizio una serie di persecuzioni che con il tempo assumono carattere sistematico, i vari imperatori combattono con violenza questa nuova religione, celebre è la persecuzione di Settimo Severo del 200-202.

Sarà poi con Diocleziano che avrà luogo l’ultima persecuzione cristiane nel 303. A questo punto Roma inizia ad accorgersi che il cristianesimo è ormai troppo radicato e che l’obiettivo di eliminarlo è impossibile da realizzare.