Si è sempre avvertita la necessità di proteggere il lavoratore nelle fasi prodromiche alla costituzione del rapporto del lavoro. La filosofia di tale protezione, tuttavia, è andata via via evolvendosi nelle varie stagioni dello sviluppo economico e sociale.
Per molto tempo il problema dominante è stato quello della diffidenza nei confronti degli intermediari privati. L’intermediazione fra domanda e offerta di lavoro, infatti, è stata spesso all’origine di fenomeni di sfruttamento e di mercificazione del lavoro. La consacrazione di tale diffidenza, in particolare, è stato il regime di monopolio pubblico del collocamento, dominante nella seconda parte del ventesimo secolo. I fallimenti di tale sistema, tuttavia, hanno provocato una spinta riformatrice che, dal 1997 in avanti, non si è più arrestata. Si è così avuta:
- una decisa riforma della presenza e delle logiche di azione pubblica in tema di mercato del lavoro in entrata.
- la riapertura all’operatività dei privati nel mercato dell’intermediazione del lavoro.
Si è quindi passati da una vecchia concezione del collocamento ad una nuova e più comprensiva concezione di servi per l’impiego . Al perfezionamento di questi servizi è affidato l’effettivo inverarsi di quell’idea di tutela del lavoratore nel mercato del lavoro, sulla quale si insiste in connessione con il concetto comunitario di promozione dell’ occupabilità dei lavoratori.
In sostanza, si registra un largo consenso, anche politico, sulla necessità di una modernizzazione del nostro mercato del lavoro, consenso questo che nasce non soltanto da un’ovvia esigenza di funzionalità dei servizi per l’impiego, quanto dall’idea che nel diritto del lavoro del futuro la tutela dovrà rapportarsi non tanto ad un posto di lavoro fisso, quando ad un percorso professionale, potenzialmente connotato da successivi mutamenti di impiego. Il concetto di tutela del lavoratore nel mercato del lavoro, quindi, rappresenta il tentativo di elaborare una logica protettiva, commisurata ai nuovi bisogni dell’era della flessibilità. In tale logica, in particolare, la protezione dovrebbe divenire meno tutoria e più attiva, mirando cioè ad incentivare la responsabilizzazione del lavoratore nella scelta e nella costruzione del proprio destino professionale.
Il largo consenso che si registra, tuttavia, viene a mancare nel momento in cui si sostiene, da una parte, che la tutela nel mercato dovrebbe sin d’ora cominciare a sostituire la tradizionale tutela nel rapporto , e, dall’altra, che la nuova tutela dovrebbe semplicemente aggiungersi a quella classica, senza operazioni di riforma o di rimodulazione della materia