Un ruolo significativo è da riconoscere all’attività della Corte Costituzionale, rivolta ad assicurare il costante adeguamento delle norme di legge ai princìpi della Costituzione (detta interpretazione evolutiva) e le sue sentenze possono essere atti produttivi dell’annullamento delle norme illegittime, attraverso il canale della c.d. interpretazione adeguatrice delle leggi ordinarie.
In molti casi essa ha pronunciato sentenze esclusivamente interpretative, dichiarando la non fondatezza della questione di legittimità costituzionale e chiarendone la motivazione.
Questa attività, come da diritto pubblico, è vincolante a quo (per la sola fattispecie), ovvero non pone alcun vincolo d’osservanza. Diverso è il caso con cui la Corte dichiari l’illegittimità mediante la pronuncia di una sentenza interpretativa di accoglimento: essa dispone, così, l’annullamento della norma con efficacia erga omnes.
Altri tipi di sentenze sono quelle di accoglimento parziale: sostitutive, se eliminano una parte del testo, sostituendola con una conforme alla Costituzione; additive, senza modifica del testo viene integrata non solo la disposizione, ma anche la norma di legge.
Secondo talune opinioni il diritto del lavoro avrebbe assunto una sorta di funzione-guida nell’ambito delle discipline privatistiche, coprendo un ruolo analogo a quello che in altra epoca è stato del diritto commerciale.
E’ opportuno precisare che l’accennata rilevanza costituzionale del diritto del lavoro non importa alcuna modificazione nella gerarchia delle fonti normative.