La fonte primaria del diritto del lavoro, ovviamente, è la legge statale, tuttavia, sono ravvisabili alcune significative particolarità dal punto di vista della procedura <<sostanziale>> di formazione della legge.
La prima eccezione consiste nel fenomeno delle leggi contrattate, ovvero della prassi per cui i contenuti di futuri provvedimenti legislativi, prima di essere portati in Parlamento, sono oggetto di trattative tra governo e principali attori sociali (sindacati). La prassi di tale fenomeno, detto <<concertazione>>, si è diffusa come risposta ai problemi determinati dalla grave crisi petrolifera del 1973: per calmierare un’inflazione arrivata a punte del 20% annuo, si ritenne necessario adottare politiche di moderazione salariale, le quali, tuttavia, rappresentando scelte fortemente impopolari, spinsero i governi a cercare la collaborazione delle maggiori organizzazioni sindacali che, in cambio del loro consenso, chiesero e ottennero un ruolo stabile e di prima fila nel processo politico rivolto all’elaborazione delle principali scelte di politica economica e sociale del governo. Da allora in poi, tutti i governi si sono avvalsi in misura crescente dell’apporto dei sindacati, giungendo a contrattare con essi le principali decisioni che incidessero sulle condizioni sociali dei lavoratori.
La concertazione, quindi, può essere definita come la prassi di sottoporre le principali decisioni di politica economico-sociale ad una consultazione preventiva delle parti. Tale concertazione, tuttavia, presenta sia pregi che difetti:
- pregi, dal momento che una legge preventivamente concordata con le organizzazioni sindacali garantisce la pace sociale.
- difetti, in quanto, se la concertazione viene spinta oltre un certo limite, l’elaborazione normativa si sposta dal Parlamento alla società , mettendo in discussione lo stesso principio democratico. I sindacati, infatti, pur essendo indiscutibilmente rappresentativi, non godono di legittimazione democratica.
 Non sempre, peraltro, vi sono state le condizioni politiche e sociali perché la concertazione funzionasse perfettamente:
- Governo Craxi (1984): v. pag. 7.
- Governo Berlusconi (2002): il <<Patto per l’Italia>> venne sottoscritto dalle associazioni imprenditoriali e, dal lato dei sindacati dei lavoratori, dalla CISL e dalla IUL, senza la CGIL.
Al di là di questi due esempi, comunque, sinora non è mai accaduto che un governo si rifiutasse di attuare qualsiasi tipo di concertazione, la quale, al contrario, è stata utilizzata anche dai governi di centro-destra, sebbene in qualche modo <<ristretta>> alle organizzazioni sindacali più disponibili. In sostanza, da una parte dello schieramento (centro-sinistra) si continua ad affermare che la concertazione è una prassi irrinunciabile, mentre dall’altra parte (centro-destra) si insiste sul fatto che essa deve esplicarsi all’interno delle rispettive sfere di competenza.