In ogni epoca storica sono esistiti partiti e in ogni comunità politica la lotta per il potere ha condotto alla formazione di gruppi in competizione tra loro. In senso lato quindi si possono definire partiti i gruppi di potere formatisi nelle città stato greche e nella repubblica romana, le fazioni medievali e le formazioni antagoniste delle guerre di religione.

Ma la storia costituzionale del partito politico ha origini più recenti, prende le mosse dal consolidamento dello stato costituzionale rappresentativo per arrivare agli ordinamenti democratici contemporanei.

In questo arco di tempo i partiti politici assumono l’attuale fisionomia di istituzioni capaci di esercitare una crescente influenza nel funzionamento degli organi costituzionali, fino a divenire effettivi detentori del potere politico dello Stato.

Triepel ha individuato quattro fasi di questa evoluzione, tra la prima metà del XIX e la prima metà del XX secolo:

– Atteggiamento di ostilità dello Stato verso il partito

– Indifferenza del diritto costituzionale verso il fenomeno partitico

– Riconoscimento giuridico dei partiti

– Inserimento di essi nell’organizzazione statuale

La vicenda storica tratteggiata dal Triepel si svolge lungo il filo conduttore dell’ avvento delle masse sulla scena politica. Ma l’evoluzione è stata determinata soprattutto dalla radicale trasformazione della stessa idea di partito politico rispetto a quella che era la concezione liberale.

Quest’ultima riteneva che i partiti fossero espressione spontanea della varietà e della concorrenza di opinioni politiche. Tratto messo in luce da vari autori:

Hume → partito è la formazione politica peculiare dei tempi moderni sorto dal superamento di fazioni personali e fazioni per interesse di passate epoche storiche.

Constant → partito è un’associazione di persone che professano la stessa dottrina politica.

L’accento veniva quindi messo sulla dimensione ideale del partito e sulla spontaneità del vincolo associativo.

Nella trattazione liberale ottocentesca il rilievo dei partiti fu per lo più di origine parlamentare (o di origine interna). In un contesto istituzionale caratterizzato dal suffragio elettorale ristretto il tessuto connettivo del partito parlamentare fu a lungo identificato nell’affinità ideologica.

A questa concezione era estranea la consapevolezza dell’intreccio fra le ideologie di partito e la complessa trama di interessi contrapposti esistente nella società civile.

Solo con l’allargamento del suffragio elettorale e quindi l’emancipazione politica di più ampi strati della società della popolazione, i partiti divennero espressione della maggiore complessità sociale della cittadinanza politicamente attiva. Riflettono quindi gruppi di potere caratterizzati da divisioni sociale ed economiche. Così accanto ai partiti di origine parlamentare compaiono e si rafforzano partiti sorti al di fuori del quadro parlamentare. L’azione del partito tende ad estendersi dal parlamento alla società civile. Si passa così dal partito di notabili al partito di massa = capace di un’intensa azione di aggregazione e mobilitazione collettiva.

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