L’equità è un fondamentale principio di integrazione del contratto. Infatti, per tutti quegli aspetti del contratto che non sono determinati dalla legge o dagli usi, è l’equità che assurge a criterio generale di determinazione.
Tale criterio esprime l’esigenza dell’equilibrio contrattuale e cioè che i singoli interessi siano contemperati in relazione all’economia dell’affare.
Quale criterio di integrazione del contratto, l’equità va intesa come criterio del giusto contemperamento dei diversi interessi delle parti in relazione allo scopo e alla natura dell’affare.
L’equità è un precetto di giustizia contrattuale che ha come destinatari le parti e trova applicazione al fine di integrare le lacune delle regolamento contrattuale. Al criterio equitativo deve poi attenersi il giudice che sostituisce il terzo nella determinazione del contratto. A tale criterio il giudice è poi tenuto tutte le volte in cui occorra determinare taluni elementi del contratto già perfezionato.
La decisione secondo equità è uno degli aspetti più difficili del diritto, perché, mentre decidere secondo diritto è facile (applico alla fattispecie alla norma e decido), decidere secondo equità, bisogna innanzi tutto capire cosa si intende per equità e poi vedere il contenuto dell’equità, come può incidere sulla decisione.Il primo a dare una definizione di equità e fu Aristotele che disse: “L’equità è la giustizia nel caso concreto” .
Per concludere:
COSA SIGNIFICA GIUDICARE SECONDO EQUITA’, o meglio, COS’E’ L’EQUITA’ COME FONTE DI INTEGRAZIONE?
È l’ultima, nella scala gerarchica, delle fonti di integrazione del rapporto e interviene sul rapporto contrattuale laddove non intervenga né la legge, né gli usi, per regolamentare, secondo quella che per il caso concreto, può costituire il miglior adattamento alla norma generale ed astratta, al giudizio di il “comune buon senso” (di senso o giuridico in generale). Questo significa equità.
Infine, l’equità opera anche nell’interpretazione del contratto. In sede interpretativa l’equità è diretta ad accettare il significato di una previsione contrattuale, in sede di integrazione del contratto è volta a colmare le lacune del regolamento negoziale.
Equità e Buona Fede
Quale fonte di integrazione del contratto l’equità si pone assieme alla buona fede tra i principi della giustizia contrattuale.
L’equità delimita i diritti e i doveri delle parti; la buona fede, va oltre a questa delimitazione e richiede un impegno di solidarietà che obbliga ciascuna parte a tener conto dell’interesse dell’altra.. Quindi, l’impegno della buona fede prevale su quanto hanno stabilito le parti; l’equità, invece, può essere disattesa dalle parti, perché alla loro decisione è rimessa la determinazione del contratto. La violazione del criterio equitativo ha tuttavia una sua rilevanza in quanto rende annullabile o rescindibile il contratto quando l’iniquità ha causa nell’incapacità naturale del contraente o nella sua eccezionale situazione di bisogno o necessità.