Giustiniano nacque nel 482 vicino all’attuale macedonia in un luogo dove si parlava latina. Fu chiamato a Costantinopoli ancora giovane dall’imperatore Giustino (fratello della madre) che gli impartì un insegnamento superiore che lo apri alla cultura ellenistica orientandolo verso la teologia. Fu associato al trono dello zio nel 527 e nello stesso anno di ritrovò da solo a governare fino al 565.
3 linee della sua politica:
– Impegno per una codificazione attenta al nuovo e fedele all’antico per assicurare certezza del dir
– Programma di restaurazione con le armi dell’effettivo potere di Costantinopoli
– Iniziative per unificare la Chiesa cristiana lacerata dall’arianesimo dei regni goti (solo ciò fallì, in quanto diventò cesaropapista)
PRIMA LINEA POLITICA. Fece subito una commissione presieduta da Triboniano per rielaborare codici gregoriano, ermogeniano e Teodosiano per ammodernarli e preparare un nuovo codice snello e aggiornato. Nel 529 il lavoro era già pronto e fu chiamato Novus Iustinianus Codex: 5 anni dopo però la nuova edizione lo soppiantò definitivamente.
Digesto. Giustino maturò egli stesso l’idea di selezionare egli degli iura. Il via al nuovo lavoro fu dato nel 530 ed egli ordinò che degli iura si facesse un templum iustitiae per far si che potessero costituire una sezione autonoma dell’ordinamentO. Ci vollero solo 3 anni perchè questo venisse alla luce: ciò è incredibile, e bisogna dire che i giuristi non furono tranquilli per i motivi sottoscritti.
Insurrezione di Nika. Protagonisti di questa rivolta furono i demi dei Verdi (CHe rappresentavano la borghesia cittadina e commerciale ed erano invisi a Giustiniano perchè rivendicavano i diritti dinastici dei nipoti del vecchio imperatore Anastasio) e degli Azzurri (portavoce dei latifondisti e dell’economia terriera, cattolici ortodossi e appoggiati dall’imperatore. I verdi fecero scoppiare la rivolta durante una corsa all’ippodromo, gli Azzurri si allearono perchè contro le nuove leggi fiscali e proprio per questo si chiese la destituzione del praefectus urbi Giovanni di Cappadocia e di Triboniano. Fu destituito Giustiniano incoronato al suo posto Ipazio nipote di Anastasio. A salvare Giustiniano ci pensò la discussa imperatrice Teodora che affidò al capitano degli Illiri e a Belisario il compito di espugnare l’ippodromo e sedare l’insurrezione, Giustiniano fece poi un massacro e diventò molto più assolutista e Triboniano fu reintegrato e il digesto concluso.
Cost Omnem e la riforma didattica. Prima della pubblicazione del Digesto egli fece ciò: questa costituzione prevedeva uno studio di 5 anni del diritto in cui gli studenti si trovavano a che fare con il codex (per ultimo: idea piramidale dell’ordinamento con all’apice la legge del monarca) e i digesti. Le nozioni elementari del primo anno furono raggruppate nelle Istitutiones che divennero il primo manuale scolastico con forza di legge. La falsariga erano le istituzioni di Gaio. Successivamente ci fu la creazione definitiva del Digesto: quest’ultimo era però palesemente in disarmonia con il codice e quest’ultimo fra l’altro pareva palesemente incompleto dato che non teneva conto di norme come ad esempio le Quinquaginta decisiones. Si fece quindi una nuova edizione l’anno dopo: il Codex repetitae praelectionis.
Raccolte di novelle di Giustiniano (non fatte da lui ma da altri: queste 2 si diffusero in occidente, un’altra greca in oriente). Epitome Iuliani. Essa fu forse composta da un Giuliano professore a Costantinopoli e riassume traducendole in latino 124 novelle greche. Sembra che la traduzione fosse stata fatta per volere della Chiesa di Roma che infatti se ne servì molto.
Authenticum. Essa è una collezione di 134 novelle rese tutte in latino. Una collezione letterale e affidabile per Cortese. Esso fu usato fino al 643 quando sparì e venne recuperato verso la fine del XI sec.
SECONDA LINEA POLITICA. Belisario fu inviato in Africa, sconfisse i Vandali catturando Gelimero il lo re, conquistando quindi di conquistare e metter le basi per la conquista italiana.
Campagna d’Italia. Il pretesto fu l’assassinio di Amalasunta reggente del governo goto durante la minore età del figlio Alarico, filo romana. Belisario nel dicembre 535 era, partito dalla Sicilia, già arrivato in Calabria e marciava verso Ravenna. Nel 540 stava per ottenere la vittoria definitiva quando gli Unni piombarono a minacciare Tracia e Macedonia e il nemico persiano Cosroe ruppe una tregua che era stata fatta prima dell’Africa. Belisario torna in patria, i Goti riprendono pian piano l’Italia, poi però nuovo armistizio con Cosroe e il nuovo comandante Narsete attraversando Dalmazia e Friuli riuscì nel 553 ad aver in mano la penisola. Giustianiano impose subito una riforma normativa a un paese distrutto dalla guerra e dalla carestia.
La costituizione Omnem per la parte italiana. Essa era costituita da una sorta di testo unico composto da 27 disposizioni intese a restituire l’assetto della proprietà fondiaria sconvolto dai soprusi dei re goti negli anni della guerra. La Chiesa, grande proprietaria terriera, fu molto contenta di ciò. Questa costituzione appare esser una pragmatica sanctio, cioè un genere normativo che sembra aver tra i suoi requisiti quello di far inoltrare al sovrano una esplicita richiesta e degli episodi concreti a giustificarla. L’Italia divenne terra di diritto giustinianeo mentre nel resto di Europa c’erano leggi romano barbariche quindi diritto teodosiano. Tuttavia il diritto volgare ha continuato a scorrere nella prassi.
Formule classiche al rapporto col periodo. Era venuta meno già da Leone I nel 472 e con la riconferma di Giustiniano la stipulatio antica che consisteva nella rigida congruenza della domanda e della risposta; nell’alto medioevo l’istituto era anche scomparso dalla prassi e per i notai nella conclusione di certi contratti obbligatori ne utilizzavano il nomen solo per rafforzare il tutto: ciò testimonia l’apparire nuovo del rito scomparso in quanto il tardo notaio aretino si accorse che l’iniziale meccanismo di interrogazione/risposta delle parti era ricordato in un passo delle Istitutiones in tema di acceptilatio e stipulatio aquiliana. Per Cortese però tutto ciò si giustifica nella voglia del notaio quindi di dar sfoggio della sua cultura.
Mancipatio.La mancipatio era stata abolita da Giustiniano (probabilmente eliminando la distinzione tra res mancipi e nec mancipi) tuttavia essa ricomparve in una serie di compravendite all’interno del territorio piacentino negli ultimi anni dell’VIII: cortese riconduce ciò al fatto che i notai erano attaccati a formulari vecchi e superati. Tuttavia essa conservava ancora una vitalità: es. un notaio aveva affermato di aver eseguito un trasferimento di beni ricorrendo a mancipatio per alcuni e traditio per altri. Un’altra forma di vitalità è dettata dalla emancipazione del filiusfamiliae: questa cerimonia doveva esser praticata nei Balcani in quanto l’editto di Rotari al cap 224 descrive 3 cerimonie di emancipazione:
1°) per dar semilibertà ai singoli aldi che rimangono sottoposti a mundio bastava redigere un documento scritto senza altra formalità.
2°) per dare libertà piena bisognerà portare il servo in un quadrivio e dirgli “hai facoltà di scegliere la strada che vorrai”
3°) per sciogliere il servo anche da vincoli parentali: cerimonia quadrivio congiuntamente al gairethinx triplice nelle mani di successivi fiduciari, con testimoni e un gisel (quindi questa è come se fosse una di testamentum per aes et libram fatta con mancipatio)
Thinx=donazione. In realtà si configura come l’atto dispositivo del patrimonio mortis causa in favore di estranei.