Ottone I, sassone, come detto diventò imperatore e un vento di germanizzazione sembrò abbattersi sull’Italia ma ciò durò poco in quanto Ottone decise di unire il figlio in matrimonio a una principessa bizantina. Il nipote di Ottone I poi Ottone III soggiornò a Roma, se ne dichiarò affascinato e passò alla storia come restauratore della tradizione imperiale, anche se in realtà non riavviò il rilancio del diritto romano. Dopo la sua morte tuttavia ci fu un restauro di tutti quei diritti sovrani che nello sfacelo postcarolingio l’Impero aveva perduto: diritti esclusivi su ogni bene della corona e demaniale, su feudi maggiori, su nomina degli alti magistrati, sul conio della moneta ecc. Tutta questa restaurazione non poteva però non scontrarsi con la Chiesa che non sembrava accettare la costante superiorità imperiale.

Guerra tra Impero e Chiesa. La Chiesa vedeva molto male la tradizione imperiale di far eleggere pontefici e nominare vescovi. Una riscossa per la Chiesa fu data dalla diffusione capillare dell’ordine benedettino: in Francia ciò si diffuse mediante l’ordine di Cluny che rispondeva alla regola benedettina e che all’interno prevedeva disciplina e obbedienza diretta al pontefice romano. Inoltre alcuni monaci si formarono anche negli eremi: un caso celebre è quello del futuro cardinale Pier Damiani a cui il futuro Gregorio VII chiese di redigere una raccolta normativa canonica con l’unico tema dei poteri del pontefice: il Dictatus papae.

Decreto di Burcardo. Esso fu composto dal vescovo di Worms Burcardo che molto vicino all’imperatore Enrico II compose quella che appare la vera e propria nuova collezione canonica del nuovo millennio. In esso si presenta la Chiesa secondo la concezione “imperiale” di stampo Costantiniano (quindi a sfavore della Chiesa) ma dispose che i poteri secolari non potevano disporre liberamente dei beni delle chiese, sottolineò l’autonomia dei vescovi.

Nuovi obiettivi della Chiesa. Essi apparvero grandemente a metà del secolo in cui si vide chiaramente l’esaltazione del primato del papa, la sua preminenza sui poteri temporali, conferma del celibato per i preti, lotta contro la simonia (vendita dei beni sacri), rivendicazione di giurisdizione ecclesiastica, processo senza più ordalie e duelli e disegno preciso dei sacramenti, in opposizione concubinato (prete che fa figli con la concubina)

Collezione in 74 titoli. Il Fournier imputa questa collezione al monaco benedettino Umberto sotto il pontificato di Leone IX. Oggi si dubita sia della datazione che della paternità e inoltre quest’opera appare molto moderata il che poco si lega con l’intransigenza della Chiesa di quel periodo.

Dictatus papae. Parliamo più approfonditamente di quest’opera: essa è un lapidario complesso di 27 brevi proposizioni rivolte ad esaltare la dignità e i poteri del papa. All’interno si trovano proposizioni secche e lapidarie. Vi è scritto che ogni norma canonica deve esser approvata dal papa e che lui ha la giurisdizione delle cause maggiori e che nessuno ha il diritto di giudicarlo. Egli solo può convocare un concilio e a lui spetta la ratifica dei lavori. Nei rapporti con l’Impero ci sono clamorose novità: tutti i principi della terra devono baciare il piede del papa, nessun contatto si deve aver con gli scomunicati del pontefice e questi può sciogliere i sudditi dal giuramento del re e deporre i re stessi. Quindi questo è senza dubbio il chiaro segnale della riforma ecclesiale in una situazione di forte accentramento.

Collezione del vescovo Anselmo di Lucca. Essa è la collezione in cui c’è la maggior parte dell’insegnamento di Gregorio VII. Composta in 74 titoli, è più accesa nel sottolineare che il primato del pontefice su tutta la gerarchia ecclesiastica e sui concili e insiste sul primato dell’evangelico “Tu es Petrus” di Cristo per mettere il papa sopra qualsiasi contestazione terrena.

Ivo di Chartes. Egli appare sulla scena dopo la morte di Gregorio VII nel 1085 e si presenta come autore del Decretum, la Panormia (solo questa appare accertata) e la Tripartita. Tuttavia anche gli altri due libri, se non scritti dal grande vescovo, appaiono vicino alla sua idea , in quanto esprimono opinioni più pacate rispetto a Gregorio VII dando più spazio a Burcardo di Worms e il diritto romano (specie con il Digesto e quindi torna alla luce la più alta scienza giuridica della storia che è il segno per la nascita di una nuova scienza) entra più prepotentemente ridimensionando la figura dell’assolutismo papale. In questo periodo di moderazione trovano comunque luogo anche raccolte riformistiche come la collezione di Farfa che è un esempio di resistenza al movimento innovatore gregoriano.

Britannica. Questa collezione chiamata così perchè si trova al British Museum: contiene 93 frammenti del Digesto indicando di ciascuno il libro e il titolo in cui è contenuto. Essa offre redazioni divergenti rispetto a quella della lettera Pisano/fiorentina o della tradizione vulgata che sembravano le tradizioni attestate in occidente.

Caso di applicazione del Digesto. Esso venne fatto sotto l’epoca di Beatrice madre della gran contessa Matilde. Ella, che rispetto ai predecessori favoriva i conventi, ribaltò una decisione dei predecessori relativa a dei beni che il convento di S.Michele reclamava in quanto donati dal marchese Ugo di Toscana ma ora in mano a dei fideles dei canossiani ossia i fedeli di Matilde di Canossa e che precedentemente non erano stati riconsegnati al convento per decisione imperiale, utilizzando un passo inconsueto del Digesto in cui si parla di restituito ad integrum nel caso in cui il soggetto non avesse giudici a cui poter ricorrere: questo era il caso pratico, in quanto era scattata precedentemente una prescrizione.

Defensio Henrici IV Regis. Essa è una raccolta databile intorno al 1084 attribuita a un certo Pietro Crasso uno scrittore cesarista fidelis di un sovrano assolutamente incerto. L’autore ha sicuramente una cultura teologico-canonista ma anche una discreta conoscenza del diritto romano citando molto del Codice, poco delle istituzioni e una volta richiama Digesto e Epitome Iuliani. L’opera è da collocare in quell’ambiente ravennate dipinto come di stretta obbedienza imperiale dominato dall’arcivescovo Ghiberto.

Grandi falsificazioni della cerchia ravennate. La prima è l’Hadrianum cioè la narrazione del soggiorno di Carlo Magno a Roma nel 774, dove egli insieme al papa Adriano avrebbe riunito un sinodo nel patriarchio lateranense con partecipazione di vescovi ma anche di giudici, clero e popolo romano. Tutti questi partecipanti avrebbero conferito a Carlo Magno il patriziato e il diritto di eleggere il pontefice e ordinando la Chiesa. Altre due opere, il Privilegium maius e il Privilegium minus son altre due falsificazioni attribuite all’antipapa Leone VIII che avrebbe in queste due opere attribuito a Ottone I le stesse disposizioni dell’Hadrianum. La prima delle due in particolare richiama la lex regia mostrando di aver notizia delle Istituzioni.

Conclusioni, Le iniziative culturali che muovono da ambienti riformisti gregoriani e da quelli conservatori cesaristi son soffusi da quelle aspirazioni religiose accese nel fervore delle lotte tra papi e principi di vero fanatismo che costituiscono la caratteristica saliente dell’intera società del secolo XI. Nella zona di Gaeta il Calsasso fu molto colpito da documenti in cui notai redigono donazioni e testamenti assicurandone la legittimità invocando l’auctoritas ecclesiastica e la lex romana. Ciò non sarebbe un qualcosa presente solo a Gaeta anzi probabilmente già nel X secolo in Provenza i lombardi si dichiaravano proprietari “et canonico ordine et legibus”. La già vista Defensio Henrici IV Regis arriva a dare una descrizione teorica delle professioni di fede dell’alto Medioevo quando sostiene che il Creatore ha dato all’uomo 2 leggi, una per il tramite degli apostoli che ha indirizzato agli ecclesiastici, l’altra per mezzo degli imperatori e re data ai laici. Ma la bontà divina ha voluto che l’una e l’altra legge profittasse sia al clero che al popolo in modo che nessun negozio osasse violarla, creando quindi un’unione tra leggi canoniche ed imperiali e un’unione indissolubile tra spirituale e temporale.

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