Dalle Signorie ai Principati

I comuni riguardo la partecipazione politica ei cittadini, erano in crisi. I signori che prendevano il sopravvento nei comuni non annullarono questi come entità istituzionali anzi, i loro poteri si basarono formalmente proprio su atti comunali che conferivano loro poteri eccezionali, il signore si assicurava il controllo politico, finanziario e militare del comune e del contado governando in modo arbitrario e tirannico (es: riformando gli statuti tradizionali che ormai acquisiscono una stabilità di lunga durata)

Gli organi collegiali e assemblee ancora si riunivano , ma la composizione degli organi era addomesticata; il podestà era nominato con intervento decisivo del signore. Tutto ciò era accentuato in quanto la signoria appariva come soluzione per porre fine alle feroci e continue lotte fratricide. I signori erano legittimati dai poteri universali del papa o dell’imperatore come loro vicari; tentarono anche più volte di farsi conferire dalle assemblee comunali un potere vitalizio che presto divenne , dinastico. Anche le arti continuarono ad esistere, ma i loro statuti era rigorosamente sottoposti a controllo. Il riconoscimenti del signore come vicario dell’imperatore o del papato sganciava il potere signorile dal condizionamento comunale; il vicario era come titolare di poteri feudali(mancava però l’ereditarietà)sull’area interessata. Il vicariato fu anche impiegato dai papi, i primi furono gli Estensi a Ferrara.

A differenza di quello imperiale questo comportò di regola il pagamento di un censo, obblighi militare e partecipazione ai parlamenti. Il passaggio successivo era quindi, sia per il papato che per l’impero, mettere queste famiglie a capo di un vero e proprio feudo; si afferma quindi l’Italia dei principati delle grande famiglie come gli Sforza, i Visconti, i Gonzaga. Il comune si riduceva ad un ente locale, un centro solo amministrativo e il principe con la sua corte si separava dalla base cittadina di un tempo. La corte ebbe i suoi luoghi di rappresentanza in città con palazzi dalle forme rinascimentale e una propria cultura (cortigiana), basata sulle buone maniere , letture raffinate di certo non basata sulla organizzazione politica larga. I Visconti, per superare il privilegio cittadino, cercarono una cittadinanza comune per gli abitanti del proprio territorio sovrapponendo le proprie regole a quelle cittadine.

Il perdurante ruolo dell’impero e del feudo

I principati rivitalizzarono sicuramente l’impero, si assiste ad un processo di rifeudalizzazione (in realtà non interessò solo i principati, ma anche le repubbliche del paese come Venezia, Firenze , Genova) Il feudo divenne un territorio bene caratterizzato(con confini spesso oggetto di ricognizioni) anche piccolo, corrispondente ad un castello col suo villaggio e le sue terre circostanti, in parte amministrate dalle comunità grazie agli usi civici, che gravavano su beni demaniali o comunitari. Gli abitanti del feudo erano sottratti alla giurisdizione e amministrative dello Stato, affidati al signore feudale che governava in forza della delega che comportava degli obblighi per il signore(pagamento tributi, servizio militare). Il tutto era stabilita nei minimi dettagli nei “capitoli” della concessione.

Particolarismo di lunga durata

Col termine particolarismo intendiamo una categoria storiografica in realtà esistente nell’epoca del basso medioevo: diversità di trattamento dei territori accentuatosi nell’alto medioevo con frammentazione autonomistica. La cittadinanza conferiva a che la possedeva dei privilegi; potevano fare investimenti fondiari , laddove ad altri era precluso, anche dal punto di vista giudiziario erano tutelato. Nel corso del ‘300 si realizzò un processo di selezione politica , militare ed economica, centri urbani con passato comunale venivano incorporati in Stati di ampiezza regionale. Si produsse così una semplificazione dei soggetti statuali. L’inserimento negli Stati regionali significava un declassamento, ma con riconosciuta capacità di autoamministrarsi nel rispetto dei principi-quadro dati dallo stato dominante.

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