In realtà erano cominciate a svilupparsi anche prima.

Per capire l’importanza dei meccanismi elettorali in un sistema democratico è necessario un percorso storico. Nell’estate del 1924, alla camera, Matteotti fece una mera elencazione delle violazioni elettorali (cittadini che non hanno potuto votare, liste estromesse illegittimamente).

Esiste un forte legame tra regime democratico e trasparenza democratica.

Schumpetter (era ebreo e abitava in un territorio tedesco) riesce ad andare negli USA, nel 1943 scrisse Capitalismo, socialismo e democrazia. Ci dà definizione di metodo democratico che è lo strumento decisionale per giungere a decisioni politiche in quale certi soggetti giungono ad avere sulla base del voto popolare. Democrazia quindi come modalità di decisione.

Martin Lipset (political man) “il voto è il meccanismo chiave del consenso in una società democratica

Robert Dahl dice che democrazia è un termine filosofico, poliarchia (pluralità di forme di potere) è più adatto: è la continua capacità del governo di garantire e soddisfare i cittadini in un regime di eguaglianza politica.

COMPETIZIONE à CONSENSO à EGUAGLIAZNA POLITICA

Il principio di legittimità si collega col principio di competizione tra istanze politiche sociali diverse.

Per evitare che sfoci in governi autoritari ovvero in scontri aperti cioè non più competizione ma conflitto.

Ci sono regimi autoritari retti dal consenso, (probabilmente l’8 maggio 1945 Stalin aveva consenso ampio dopo la vittoria della guerra) al contrario il consenso di Gordon Brown è stato molto basso, ma era comunque un leader democratico. Il tema del consenso è la verifica periodica che lo garantisce.

EGUAGLIANZA “one man one vote”, all’inizio non tutti avevano diritto di voto in Russia e il voto dell’operaio valeva più del contadino. Nel 1936 è stato tolto.

 

 

Robert Dahl: una democrazia effettiva deve garantire tre opportunità a tutti:

–          Formulare le preferenze in materia di scelte politiche;

–          Esprimerle ad altre;

–          Esse vengano pesate equamente.

Otto garanzie (libertà: organizzazione, pensiero espressione, diritto voto, diritto competere per il voto, elettorato passivo, fonti alternative di informazione, elezioni libere, relazione tra esito elettorale e scelte politiche del governo)

Elezioni politiche e corrette: definizione di associazione che unisce “in ogni stato l’autorità del governo può arrivare solo dalla volontà del popolo, sulla base in genuine elezioni, sulla base di un suffragio universale”.

Nascono diritti propri dell’elettorato attivo e passivo

Attivo: attribuito ad ogni cittadino adulto, su basi non discriminatorie. Laddove siano previste procedure di registrazione, l’accesso deve essere libero. Negli usa fino agli anni 60 di fatto ostacolavano le formazioni di colore.  Libero accesso ai seggi ed ogni voto deve essere uguale e segreto. L’elettore deve avere la garanzia della sicurezza personale. Deve esistere un appello alle corti in caso di violazione.

Passivo: diritto di prendere attiva partecipazione alla vita del Paese, diritto a dar via a partiti politici, libertà di accesso alle informazioni, parità di accesso ai media sia per i candidati che partiti.

In Bulgaria, al tempo della transizione, concedeva la carta dei giornali gratuita ai partiti di governo e c’era una tassa per gli altri. Tutela della sicurezza dei candidati e diritto di appello in caso di violazione. L’accettazione di tutti degli esiti del voto.

Ci sono dei concetti base per analizzare gli effetti delle elezioni:

  • SPAZIO POLITICO: il libro è “teoria economica della democrazia” libri di Sartori “partiti e sistemi di partito”.

Tutti i partiti competono su un asse da SX e DX e ciascuno dovrebbe collocarsi all’interno di quest’asse. Qualora non trovi una collocazione precisa, fatto la scelta del partito più vicino. Nelle democrazie possono essere altri poli di conflitto (es. discriminanti di natura religiosa, linguistica, origine etnica). Più sono i poli e più il sistema è tendenzialmente instabile. Anche perché da SX a DX è più facile passare, rispetto dal diventare da Cattolico a protestante.

In presenza di più poli viene tendenzialmente scelto un sistema proporzionale. La Russia è repubblica Federale e al proprio interno ha una ricca varietà di lingue ed etnie che renderebbe necessario un sistema che dia voce a tutta questa pluralità. C’è un caso di una democrazia che ha talmente tante diversità ha scelto proprio il maggioritario per evitare il collasso politico (India).

  • NUMERO EFFETTIVO DEI PARTITI:

La vera somma matematica non è sufficiente. Nella camera dei comuni ci sono 12 diversi partiti. Ma in realtà bisogna vedere la loro rilevanza e determinanti per formare una coalizione di governo.  È un concetto introdotto negli anni 70 per misurare il grado di dispersione di un sistema politico. Il numero di dispersione parte dal presupposto che

A 33  50

B 33  25

C 33  25

Nel primo ci sarà un governo di coalizione nel secondo forse no.

Ci permette di vedere quanto i voti dei cittadini sono concentrati o no.

Il numero dei partiti può calcolarsi o sottoforma di voti ottenuti e seggi ottenuti. Questo rapporto ci consente di calcolare la democraticità del sistema.

Tutte le leggi elettorali hanno elementi di manipolazione dell’esito. Nel senso che non ci sarà mai una dato effettivamente fedele. Ci sono dei correttivi per ridurre l’espansione a dismisura dei partiti. (indice di sproporzionalità)

I metodi sono tanti:  estensione delle circoscrizioni elettorali, soglie di sbarramento, divieto di coalizioni elettorali, meccanismo matematico di riparto di voti.  A lungo termine posso creare a loro volta delle distorsioni al sistema.

  • VOLATILITÀ ELETTORALE:

indica il livello di mobilità dell’elettorato tra una competizione e l’altra. Ci sono varie formule. Sia in termini assoluti sia in termini di spostamenti tra i blocchi delle coalizioni politiche.

Es. PDL perde il 5% e la LEGA guadagna il 5%. La volatilità è 0.

In Russia una caratteristica è l’altissima volatilità.

Va calcolata nel tempo. Si parte dalle cosiddette  elezioni fondative (le prime democratiche). In Russia sono quelle del 1993. Nei sistemi democratici deve essere tendenzialmente bassa e prossima allo zero. Vuol dire che l’offerta politica si deve stabilizzare e gli spostamenti devono essere minimi e stabiliscono ci vince e perde le elezioni. I partiti quindi perdono la loro connotazione politica. Nel caso italiano è altissima tra 1948 e 53 poi tende ad abbassarsi fino agli anni 70, poi si stabilizza ed esplode dopo il crollo della prima repubblica.

In Russia uno degli elementi caratterizzanti è l’elevatissima volatilità che ha comportato la nascita e  la scomparsa di soggetti politici. Questo processo è favorito da una costante opera di “manutenzione elettorale”, cioè si mette spesso mano alla macchina elettorale.

La costituzione della federazione russa si occupa solo marginalmente del sistema elettorale. L’art. 32 (prevede come diritto di tutti i cittadini maggiorenni il godimento di elettorato attivo e passivo). Vi è poi l’art. 56 che prevede in situazioni di emergenza motivate sia possibile la sospensione di alcuni diritti civili e umani. C’è un elenco di diritti che non possono essere soppressi anche in via emergenziale: non c’è il diritto elettorale. L’art. 96 prevede che esita una riserva di legge per le norme che disciplinano l’elezione della Duma di Stato. L’art. 97 elettorato passivo della Duma a 21 anni.

Guardando i sistemi elettorali adottati dalla Russia, il modello russo, nel 1993 costruisce un meccanismo simile a quello proprio del modello tedesco (50% proporzionale su liste di partito e rimanete 50% con collegi uninominali). Sulla carta è un buon sistema perché il voto proporzionale consente la rappresentanza delle maggiori forze politiche del Paese, mentre il voto uninominale ad un turno consente la rappresentanza sia delle maggiorane etniche linguistiche di quel distretto, è un sistema capace di dare rappresentanza alle individualità che non si ricollegano ad una forza politica nazionale.

L’esito del sistema elettorale del 1993 produce una Duma con 23 partiti politici. Sono tantissimi anche perché era un numero effettivo. (erano circa 15 i partiti rilevanti). Chiaramente una cosa così non può funzionare. Nel 1995 si torna al voto per ridurre la rappresentanza. È modificato negli aspetti di dettaglio:

–          Obbligo di registrazione 6 mesi prima del simbolo del partito;

–          Innalzamento del numero di firme da presentare;

–          Ostacoli al peso delle candidature degli indipendenti nei collegi uninominali (collegamento con le sigle nazionali).

Nel 1999 si rimette mano nella stessa direzione. Si rafforza la complessità delle procedure precedenti il voto. Si passa dai 6 mesi ai 12 mesi, le firme da 100 mila a 200 mila e tutti i collegi uninominali devono collegarsi ad una lista del proporzionale.

Pur mantenendo l’asseto originario del 50 – 50 con sbarramento al 5%. Per le elezioni politiche del 2003 non vi sono cambiamenti mentre nel 2007 si vota con un sistema nuovo.

Il sistema del 2007 abolisce i collegi, abolisce la cosiddetta  clausola del contro tutti che era presente nel modello sovietico  prevedeva oltre ad una lista bloccata di candidati la possibilità di votare contro tutti; dava la possibilità all’elettore di esprimere un giudizio negativo sulla scelta della lista fatta dal partito comunista. Inoltre viene elevata la soglia di sbarramento al 7%. L’impatto di questo passaggio è un impatto fortissimo: il numero dei partiti nel 2007 è sceso a 4, di cui uno capace di superare il 60% dei voti (Russia Unita di Putin). È interessante sottolineare che la riduzione dei partiti porta ad una riduzione della sproporzionalità. Nel 1995 con molti partiti era 0,3% (più vicina ad 1 non c’è disproporzionalià).  Nel 2007 la di sproporzionalità è 0,86%. C’è stata una concentrazione effettiva sui partiti.

Ma sono elezioni libere e corrette? Potremmo considerare il caso russo come un caso di democrazia elettorale che è un concetto particolare. C’è un Paese dove ogni 4 anni si vota sono elezioni libere e corrette, ma nel frattempo non ci sono libertà e correttezza.

Vladimir Putin, gode indubbiamente di una forte base di consenso ma non è un’esclusiva del partito democratico. Il suo modello di potere ci porta a sostenere che la Russia non è un sistema democratico. Esistono molti studi e realtà internazionali che monitorano il livello di democrazia di un Paese. Amnesty International, Uman Right Watch, Freedom House (da 1 a 7 sia per i diritti civili che politici Corea ha 7 la Russia ha 5). Reporter senza frontiere (sulla libertà di stampa), report OSCE dà giudizi molto severi alle elezioni in Russia quanto per il fatto che mancano i presupposti di democraticità precedenti al voto (campagna elettorale).

In Russia si mette continuamente mano alla normativa elettorale che provoca degli esiti negativi. Ogni volta che una norma elettorale cambia si crea un elemento di confusione dell’elettore. I sistemi più democratici sono i più longevi (vedi USA). Vengono eliminati i seggi uninominali elevando contemporaneamente la soglia di sbarramento al 7%. Si vuole escludere le minoranza etnico – linguistiche. La scure cade sui requisiti delle firme per eleggere, in particolare assenza di tutele per i candidati e i rischi di intimidazione alla stampa indipendente. Giornalisti malmenati e assassinati.

Controllo poliziesco delle procedure di voto soprattutto a livello periferico. Questi controlli sono hanno terzietà. È vero che quando si va a votare il partito di Russia Unita vince, ma è una scelta viziata all’origine perché ci sono degli ostacoli di ordine formale tecnico e sostanziale (informazioni ecc.).

Malgrado vi sia un concentramento di voti molto forte. La volatilità del sistema russo è ancora molto alta.

Perché la Repubblica Ceca non è la Russia? C’è problema di eredità dei modelli precedenti. Hanno conosciuto momenti di democrazia. La Russia deriva dal sistema Zarista prima e Comunista poi non c’è quindi un sintema di democrazia che potesse lasciare i residui.

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