La prima riforma costituzionale risale al 1 dicembre 1998.

Tra il 1988 e il 1990 ci sono riforme sul piano legislativo. La dottrina dice che in questa prima fase Gorbaciov stava adottando il suo programma. Da un certo punto in poi è come se la realtà avesse preso il sopravvento.

Nel marzo del 1990 c’è un ulteriore riforma in cui il ruolo guida del partito comunista perde la sua efficacia. Viene creata la figura del presidente del’URSS.

Terza novità è il concetto di proprietà (suddivisa in tre categorie).

Gorbaciov aveva questa idea di modificare il sistema senza metterlo in discussione ma in realtà ha il tutto ha preso un’altra strada. La legittimazione del potere non era più nel partito (elezioni semi-democratiche), ha messo di fatto in crisi il ruolo del partito unico.

C’è un altro elemento di criticità che contribuirà alla crisi del sistema. Tutto questo avveniva sul dibattito delle riforme economiche. Il superamento del modello socialista significava un ritorno all’economia di mercato.

In primavera del 1990 il Presidente (Gorbaciov) aveva elaborato una propria ipotesi di riforma economica che avrebbe dovuto svilupparsi nell’arco di 5 anni perché si immaginavano 3 assi fondamentali di intervento:

–          riforma strutturali con la reintroduzione della libera iniziativa economica e la creazione di un nuovo sistema bancario;

–          mantenimento di tutta una serie di garanzie sul piano dei diritti sociali (assegni di disoccupazione, assegni familiari, mantenimento di salari adeguati)

–          progressivo aumenti dei prezzi dei beni principali (pane, ..)

Dall’altra parte c’era un programma alternativo (di 500 giorni)  sostenuto da diversi rappresentanti all’interno del Soviet supremo che contestava il passaggio a questa economia di mercato. Questo conflitto tra due programmi, ha una caratteristica particolare e cioè si interseca anche con il problema del rapporto con le Repubbliche Federate. Uno dei sostenitori del programma dei 500 giorni (riforme immediate) sarà proprio il futuro presidente del Presidium del Soviet Supremo della Repubblica Russa (Boris Eltsin).

Prevedeva una trasformazioni veloce in poco meno di un anno giungendo alla piena privatizzazione, liberalizzazione dei prezzi, taglio della spesa pubblica, ristrutturazione del sistema industriale.

Si crea una contrapposizione all’interno del Soviet Supremo e la Russia sceglierà nell’autunno del 1990 di gestire direttamente le risorse economiche presenti nel Paese procedendo per una strada autonoma (le risorse presenti in Russia verranno gestite direttamente dalla Russia). Il soviet supremo attribuirà al Presidente i pieni poteri per attuare la riforma economica. Il presidente alla fine presenterà un programma di compromesso che non soddisferà nessuno. In questi anni Gorbaciov sta affrontando tutte queste tensioni, ma nello stesso tempo Gorbaciov sta assumendo un ruolo molto importante anche sul piano internazionale sotto due profili:

–          da un lato nel rapporto con le democrazie popolari (Europa centro orientale) nel momento in cui aveva espresso la decisione di non intervenire in questi Paesi disconoscendo così la teoria della Sovranità limitata.

–          Ruolo chiave grazie ai nuovi rapporti che andava sviluppando con gli Usa, in particolare i problemi sulla riduzione degli armamenti, nel 1989 viene attuato anche il disimpegno dall’Afghanistan.

Nell’ottobre del 1990 gli viene assegnato il premio Nobel per la Pace.

Un’ultima riforma costituzionale nel dicembre del 1990 (anche se la più importante è stata quella di marzo) che cerca di rafforzare i poteri del presidente ci sono due elementi importanti:

–          creazione della figura del vicepresidente, proposta dal candidato presidente ed eletto direttamente dal popolo.

–          Consiglio dei ministri viene nominato gabinetto dei ministri, nominati direttamente dal Presidente. È responsabile anche verso il soviet supremo.

In realtà negli stessi anni si stava giocando il conflitto con le Repubbliche federate. In quegli anni l’elemento simbolico che indica il nuovo clima lo si ha nelle Repubbliche Baltiche che sono le prime ad aprire la strada nei processi di indipendenza.

Dicembre 1989 sarà la Lituania la prima che comincia ad introdurre delle riforme costituzionali che mettono in discussione i principi dello Stato socialista e i rapporti con l’Unione sovietica. Viene eliminato il ruolo guida del partito comunista e poi nel marzo successivo il Soviet Supremo della Lituania dichiarerà l’indipendenza della Repubblica in cui si richiamano i trattati stipulati negli anni 20, per disconoscere e dichiarare invalidi gli accordi successivi che avevano portato all’incorporazione nell’URSS. Queste tre repubbliche avevano vissuto un storia indipendente fino alle soglie della seconda GM poi per un accordo Hitler e Stalin sono state annesse all’URSS. tutte queste repubbliche hanno adottato stringenti leggi sulla cittadinanza e delineando una figura di “ospiti sgraditi” per i cittadini russi.

A livello federale si comincia ad elaborare una riforma del trattato sull’URSS. Nel frattempo viene adottata una legge (a livello federale) nell’aprile del 1990 sulla secessione che cerca di irrigidire il procedimento per frenare la possibilità di autonomia.

Viene adottata un’altra legge per disciplinare la ripartizione di competenze tra federazione e Repubbliche Federate. C’è un tentativo, anche simbolico: nel marzo del 1991 Gorbaciov indice un referendum in cui chiede al popolo dell’Urss se riteneva necessario mantenere la Federazione per meglio garantire i diritti dei cittadini. In effetti il risultato sembrava dare ragione a Gorbaciov perché oltre il 70% riconosce la necessità di mantenere la struttura federale. Tuttavia bisogna prendere il risultato con le pinze perché alcune repubbliche (quelle baltiche) essendo indipendenti, non hanno partecipato al referendum. In molte repubbliche al momento di svolgimento del referendum si sono introdotti anche degli altri quesiti che hanno quindi distorto l’esito del’referendum. In Russia sottoposto a referendum anche la possibilità di inserire un presidente nella stessa scheda.

Nel marzo 1991 preparazione di una bozza di trattato che si sarebbe dovuto firmare il 21 agosto del 1991.  C’è un tentativo di colpo di stato in unione Sovietica, in cui si cercava di mantenere il potere su qualcosa che non c’era più, il fallimento di questo colpo di stato che rientrerà.

Nell’agosto 1991 in una condizione di confusione e catastrofica situazione economica, i comunisti conservatori azzardarono l’estremo tentativo di un colpo di Stato, che fallì miseramente per la resistenza opposta a Mosca, guidata fermamente da Eltsin, e per il rifiuto di Gorbaciov – tenuto prigioniero nella sua dacia – di aderire alle richieste dei golpisti. L’evento – che rafforzò l’immagine di Eltsin a discapito di Gorbaciov, emarginato ed accusato d’aver avuto all’interno nel suo entourage i reazionari del golpe

Da li in poi si arriva alla dissoluzione di tutte le repubbliche che dichiarano la loro indipendenza e viene costituita una nuova organizzazione, la CSI (comunità stati indipendenti), in particolare il primo accordo viene siglato l’8 dicembre del 1991, a Minsk dai tre stati fondatori RUSSIA BIELORUSSIA e UCRAINA. Con questo accordo si ha l’affermazione espressa che l’URSS cessa di esistere come soggetto del diritto internazionale e come realtà geopolitica.

In realtà la dissoluzione la si fa coincidere con il 21 dicembre con la dichiarazione di Alma Ata (Kazakistan) in cui si ha la partecipazione alla Comunità degli Stati indipendenti di 11 repubbliche (su 15) che entrano nella CSI, rimangono esterne le tre repubbliche  baltiche e la Georgia (che entrò nel 1993 ed uscì nel 2008).

La Russia prenderà il posto dell’Urss nel consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Il 25 dicembre Gorbaciov si dimise.

Con il dicembre 1991 si chiude l’esperienza dell’URSS. All’interno la figura di Gorbaciov è vista con una chiave più critica. Il dato positivo è che è avvenuto pacificamente.

Già nella fase finale dell’URSS, la Russia aveva incominciato a separare il proprio percorso. Le scelte che sono state adottate da Gorbaciov in unione sovietica si traducono in scelte simili all’interno delle  varie Repubbliche.

Anche in Russia nel 1990 riforma la propria costituzione: venir meno del ruolo guida del partito comunista.  Nel marzo 1990 si svolgono le prime elezioni pluralistiche e in particolare nel  marzo 1990 una nuova forza politica russa e democratica ottiene il 25% dei seggi e Elstin viene eletto presidente del Soviet. Nel giugno del 1990 il nuovo soviet supremo adotta una dichiarazione sulla sovranità statale della Russia. (che non è ancora indipendenza).  Nel marzo del 1991, in concomitanza con il referendum proposto da Gorbaciov, Eltsin introduce un quesito aggiuntivo in cui si chiede ai cittadini di valutare l’opportunità di creare la carica del Presidente della Russia. Il referendum ha esito positivo e viene creata la figura del presidente della Russia e Eltsin diventa il primo presidente della Repubblica Russa. Vengono adottati aggiustamenti della costituzione. Introdotta la Corte costituzionale. Anche in Russia quindi ci sono molti parallelismi con l’Unione Sovietica.

Nel marzo del 1992 viene approvato in Russia un Patto sulla federazione che porterà anche a modificare la denominazione dello Stato che diviene FEDERAZIONE DI RUSSIA (o semplicemente Russia). In questa fase Elstin attribuirà dei poteri anche significativi ai soggetti della federazione. Dopo l’elezione di Putin si cercherà di portare un potere forte al centro.

Come si arriva alla costituzione del 1993?

Il contesto in cui nasce ed ha come modello l’esperienza dell’URSS (riforme costituzionale ‘88 e ‘90), viene scritta in una situazione di transizione molto complessa e molto critica. Elstin è eletto presidente e si apre un nuovo terreno di scontro tra il Presidente e il parlamento che riguarda da un lato i poteri del Presidente, dall’altro anche le scelte economiche che lui voleva attuare. Questo scontro arriva a risultati estremi: il Presidente adottava dei provvedimenti con Ukaz e il Parlamento li annullava. Dall’altro alto esso adottava le leggi e il Presidente conil potere di veto cercava di rallentarla.

Elstin cerca appoggio popolare proponendo alcuni referendum e questa idea di avere una legittimazione diretta lo porta ad uno scontro finale con il parlamento nel senso che nel settembre 1993 adotta un UKAZ 1400 sulla riforma costituzionale a tappe della federazione di Russia che ha un contenuto molto particolare, cioè dichiara interrotte le funzioni del Parlamento, stabilisce l’elezione di un nuovo corpo rappresentativo, la Duma di Stato (nome ripreso dal periodo zarista), e prevede la predisposizione di un nuovo progetto di costituzione. In realtà già nel 1992 c’era stata un’attività di preparazione ad una nuova costituzione. La Corte Costituzionale censura l’ukaz adottato da Eltsin e il parlamento forte di questa dichiarazione dichiara decaduto il presidente e nomina come tale il vice.

Ci sarà un vero assedio al Parlamento, ma non si può parlare di colpo di stato perché erano entrambi organi costituzionali, Eltsin prevale ed esercita pieni poteri in questa fase con la decisione di eleggere la Duma nel dicembre del 1993 nella quale verrà approvata anche la costituzione.

Quindi la riforma porta l’impronta di Eltsin. Viene scritta in un contesto di scontro tra Presidente e Parlamento. Il presidente crea dei meccanismi che rafforzano la sua posizione. Viene creata una struttura (amministrazione presidenziale) pensata per poter agire in caso di contrasto tra Parlamento e Presidente.

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