Principio dello stato di diritto nei Paesi dell’Est Europeo

Dal nostro punto di vista è quasi scontato, ma quello che colpisce in queste costituzioni è proprio il tentativo in queste anche nei preamboli, dell’insistenza su questi principi, una sorta di auto-definizione. Il dato più interessante è l’insistenza sui principi dello Stato di diritto (rule of law). Il dato fondamentale è il riferimento al fatto che lo stato di diritto è quello che meglio sintetizza ed esprime il nuovo spirito delle nuove costituzioni socialiste e cioè il venir meno del ruolo del partito. Posto che ci sia questa funzione simbolica bisogna valutarne il contenuto.

Non tutte le forme di “stato di diritto” sono perfettamente sovrapponibili ma si può trovare una chiave di lettura ordinaria. Cioè quella che privilegia la chiave dei valori e il contenuto di valore che possiamo ascrivere ricollegandole al tema della tutela dei diritti. Cioè quello stato che pone al centro la tutela dei diritti con lo scopo di garantirli contro l’abuso del potere autoritario e politico che tende per natura ad espandersi. In qualche modo il concetto di stato di diritto sintetizza l’evoluzione vista all’inizio.

Censura in Russia

In Russia ci sarebbe una sorta di continuità da molti anni indipendentemente dalla transizione avvenuta.

La censura: attività dello stato svolta a limitare l’esercizio privato di manifestazione del pensiero e anche la libertà e segretezza della manifestazione.

In Russia la prima forma risale al XVI secolo ed è di tipo religioso. Il Concilio di Mosca che nel 1551 emana un provvedimento (documento dei cento capitoli) in cui si stabiliscono due cose: controllo sulle traduzioni dei testi sacri, e sui testi giuridici. È considerata una censura religiosa. La pena era l’anatema (scomunica ed escludere l’autore del testo dai fedeli). La prima stamperia è creata nel 1564 il primo stampatore è un monaco e la stamperia era di proprietà statale.

Pietro il Grande sottomette le massime autorità religiose allo stato, crea un santo sinodo della chiesa ortodossa sottoponendolo al potere temporale. Ha funzioni di controllo preventivo. Caterina II comincia come sovrana illuminata, nel 1783 emana una serie di decreti che liberalizzano le pubblicazioni. In seguito alla rivoluzione francese, nega le libertà concesse e introduce il primo atto normativo che parla di censura. Soprattutto afferma che vanno censurati tutti i testi provenienti dall’estero creando un organo apposito di controllo.

Il figlio di Caterina, revoca questo atto per un breve tempo ma poi lo reintroduce. Nel 1804 viene emesso un altro codice relativo alla censura, reso ancora più rigido nel 1826.

Queste norme esercitavano un controllo di tipo ideologico, sulle scuole, università e su tutte le istruzioni pubbliche. Veniva esercita in maniera serafica, quasi casuale. Viene data maggior libertà alla stampa delle capitali (S.Pietroburgo e Mosca).

Primo decennio del ‘900 rimane in vigore questo codice censorio del 1828  in parte attenuato nel 1865.

Nel 1917 (rivoluzione di febbraio) che abolisce la censura e ci saranno 7 mesi di libertà. Una delle prime cose del nuovo potere bolscevico (ottobre) è emanare un decreto sulla stampa. Il 10 novembre con questo decreto si chiudono tutti gli organi di stampa periodici ostili al nuovo governo. Si è aggiunta una serie di interventi che hanno duplice funzione:

–          Centralizzare la produzione: nazionalizzazione tutte le tipografie, cartiere e creazione di una casa editrice di stato, che svolge controllo e verifica di tutti i manoscritti.

–          Controllo su di esse

Dopo gli anni 20 abbiamo un fiorire di iniziative editoriali privati, queste case editrici si trovano sottoposte ad una serie di limitazioni. Non sanno come procurarsi la carta e come distribuire le produzioni. Per farlo deve ricorrere ad organi di stato, poi deve sottoporre i manoscritti al controllo della casa editrice di stato.

Un sostenitore della libera editoria definisce questa casa editrice come il cimitero dei manoscritti. Nel 1925 il processo di centralizzazione è culminato. Nella seconda metà degli anni 20 è chiaro che cosa si può pubblicare e cosa no.

Temi proibiti:

–          ciò che era contrario al governo;

–          menzioni di scrittori politici migrati (dagli anni 20 una cultura che cresce in Russia e altri centri sparsi nell’Europa e negli Usa);

–          non si può criticare la storia, ovvero si comincia a sacralizzare il passato della Russia;

–          religione (solo per deriderli)

–          nel periodo staliniano:

  • corrispondente alla 2 GM l’imput è quello di criticare tutti gli aspetti della cultura tedesca. La tendenza antiebraica è molto forte anche in Russia;
  • aspetti sessuali;
  • turpiloquio;
  • qualsiasi sperimentalismo (linguistico, immagini ecc.)

La storia dell’editoria è scandita da una serie di atti, nel 1925 c’è una risoluzione del comitato centrale del partito (politica del partito sull’arte non solo letteratura).

Nel periodo staliniano viene creato il cosiddetto  realismo socialista.

–          Nel periodo dopo la morte di Stalin (dal 1953), cosiddetto  periodo di disgelo. Vengono pubblicate opere che per la prima volta parlano dei lager. Nel 1962 in una rivista il cui Direttore era molto coraggioso, ma gli venne cambiata nel giro di anni tutta la redazione e lo costrinsero a dimettersi. Solzenicki nel 1967 scrive una lettera aperta contro il congresso degli scrittori sovietici con la quale protesta dell’esistenza ad un organo (glavlit, cioè organo di gestione dell’attività letteraria creato nel 1932 con funzione di censura preventiva). È un organo di cui si parla poco una volta introdotto, ma pesa notevolmente sulla Società) sulla base del fatto che non è previsto in costituzione. Anche altri fanno cose del genere e la gente passa alla clandestinità senza speranza di arrivare ad accedere ad una pubblicazione. Gli scrittori creano una forma (unica in Europa) che caratterizza tutti i paesi del blocco occidentale, il cosiddetto  SAMLIZDAT  che è un opera prodotta in autonomia. È una pubblicazione artigianale, e la diffondevano con molta cautela tra persone fidate. Materiale di tipo pubblicistico-politico – sociologico, religiosi, oppure opere d’arte. Inoltre cominciano a circolare opere di autori emigrati o vittime della purghe staliniane. Tutto questo cessa con la perestrojka.

–          Nel 1985 Gorbaciov introduce molti termini come Glasnost (non è trasparenza, ma parlare le cose a voce alta). Di fatto G. elimina la censura. C’è una relativa libertà di stampa nel senso che sui giornali si può pubblicare tutto (es. vengono pubblicati i nomi  delle vittime delle purghe staliniane). Non è ancora stata fatto un atto ufficiale dal punto di vista giuridico. Non viene affrontato a livello statale ci sono tre sconosciuti giuristi i quali predispongono una serie di principi che bisognerebbe introdurre per arrivare alla libertà di stampa. Non ottengono l’autorizzazione a pubblicare questa proposta. Lo pubblicano in Estonia. Dopo di che lo pubblicano in Estonia su una rivista di lingua russa. C’è una norma che un’opera già pubblicata non è soggetta a censura. È un escamotage. Questo testo viene fatto proprio dalle autorità e nel 1990 viene emessa una legge sulla stampa che riprende questa bozza proposta da questi giuristi. Questa situazione apre la strada collocandosi in un periodo in cui in Russia crollano molte certezze. Elstin (subentra a Gorbaciov) è un’era di grande disordine, sembra anche un’epoca di grande libertà ma questo è solo parzialmente vero. Dà il via ad una serie di conflitti nel Caucaso (Ossezia, Cecenia). Gli interessi in gioco sono talmente complessi ed una delle prime cose che fa Elstin è chiudere il canale televisivo del Caucaso e allontana il direttore di quella rete. In epoca post sovietica. Eltsin organizza una commissione per un’ulteriore definizione sulla stampa, esce un documento reazionario. Il fenomeno orami si è stabilito, c’è un controllo molto forte esercitato dall’altro nei confronti degli organi di stampa.

–          Se guardiamo la situazione delle televisioni e radio degli anni 90 (in cui c’erano radio e televisioni autonome) oggi sono tutte sotto il controllo delle autorità statali. I mezzi sono gli stessi utilizzati dal nuovo governo bolscevico (centralizzazione controllo preventivo). Di fatto non è stata rimessa la censura, ma di fatto le televisioni libere vengono private dei mezzi di sussistenza (pubblicità), si smantellano le redazioni, si boicotta il lavoro dei giornalisti. Si comprano i giornalisti. È rimasta come voce autonoma solo una radio che è tollerata solo per dimostrare all’occidente che c’è libertà.

La letteratura adesso gode di assoluta libertà (fino alle peggiori porcherie) mentre il controllo politico economico sociologico permane.

Nel periodo sovietico quel po’ che si pubblicava aveva tirature enormi.  Le tirature dei volumi oggi sono simili alle nostre.

Il tema più importante era il riconoscimento dello Stato di Diritto.

–          Tutela dei diritti, centralità dell’individuo: nelle costituzioni dei Paesi dell’est lo troviamo. Nella cost. URSS del 1993 sono enunciati questi principi. All’art. 2 “l’uomo e i suoi diritti di libertà sono valori supremi …

–          Separazione dei poteri: è una conseguenza del profilo della tutela dei diritti. Dobbiamo tenere conto di tutta una serie ulteriore di fattori. Il principio democratico (suffragio) è a cavallo tra i due profili.

L’elemento che caratterizzava la nascita dello stato liberale era il ruolo del Parlamento che assume maggior importanza, quindi il principio di legalità con prevalenza della legge sul potere esecutivo. Molte costituzioni lo riconoscono espressamente.

La costituzione Serba nel 2006 riconosce nell’art. 3 tale principio in maniera pregnante, garantito attraverso elezioni libere, separazione dei poteri, tutela delle minoranza, indipendenza del potere giudiziario, rispetto della costituzione e delle leggi da parte dell’autorità. Tuttavia è importante considerare un ulteriore aspetto, che è in qualche modo compreso all’interno e cioè possiamo considerare degli aspetti che attengono soprattutto al rapporto tra le fonti e in particolare che esprimono principio di legalità e costituzionalità. Queste costituzioni dei paesi dell’est hanno la peculiarità che in molti casi disciplinano espressamente una serie di istituti riconducibili ai principi di legalità e costituzionalità. In alcuni casi c’è una parte della costituzione dedicata a legalità e costituzionalità. Oppure troviamo parti dedicate alle fonti del diritto (in Italia non c’è un capo relativo alle fonti del diritto in costituzione).

Rispetto al principio di legalità:

–          Riserva di legge: per la garanzia dei diritti la RDL è fondamentale.

–          Prevalenza della legge sugli atti amministrativi: a cui si collega il controllo del giudice sugli atti amministrativi. (art. 15 cost. Russa – gerarchia delle fonti); (art. 46 prevede la tutela giurisdizionale per la garanzia dei propri diritti, anche verso gli atti della PA).

–          Superiorità della costituzione: lo troviamo affermato: previsione di un procedimento di revisione ed un organo ad hoc (art 125): la corte costituzionale. L’art. 15 che ci dà l’indicazione dei rapporti tra le fonti. Ha forza suprema e applicabilità diretta su tutto il territorio. Nell’art. 18 viene ribadita la diretta applicabilità con riferimento ai diritti dell’uomo e del cittadino (cosiddetta  efficacia immediata). Il fatto che lo si ribadisca in costituzione è importante perché il cittadino può farle valere direttamente davanti al giudice. Il fatto che siano dotate di efficacia diretta permette di usarle come strumento per eliminare la legislazione anteriore per dare applicazione alla tutela dei diritti.

–          Principio della certezza del diritto: c’è una serie di disposizioni che contengono la certezza del diritto, cioè che il cittadino sia in grado di prevedere le conseguenze dei suoi comportamenti. Conoscibilità, Irretroattività della legge, principio del giudice naturale.  Nelle costituzioni vengono indicati questi principi (art. 15 pubblicazione della legge) e art. 54 cost. Nella costituzione Rumena si prevede l’irretroattività in termini generali. In Russia, l’art. 46 prevede il diritto ad agire in giudizio, ma addirittura si prevede la possibilità di agire sul piano internazionale qualora siano stati esperiti tutti i mezzi in sede interna.

Lascia un commento