Sembra che tutto accada nel 1989 ma in realtà ci sono dei percorsi differenziati. Elementi comuni:

–          crisi della leadership ancorata ad una concezione dello Stato socialista. Gorbaciov diventa il loro punto di riferimento – interlocutore. Questa crisi fa si che la maggior parte dei leader delle democrazie popolari lascerà il potere. L’unica eccezione sarà la Polonia  (presidente che apparteneva all’esercito) e la Romania (esecuzione in diretta).

–          Non c’è più visione monolitica dell’epoca socialista. Si comincia a sviluppare una forma di pluralismo e messa in discussione dell’ideologia comunista.

–          Si cominciano a sviluppare orme di dialogo tra la società civile e le forze al potere per riformare le istituzioni. Abbiamo nuove aggregazioni sociali che portano ad un nuovo dialogo.

–          Si creano le cosiddette  tavole rotonde, cioè momenti di confronti tra le forze di governo e di opposizione. (Solidarnosc in Polonia).

–          Perdita di ruolo guida da arte del Partito comunista. Non rappresenta più la totalità dei cittadini. In molti casi ci sono riforme interne al partito. Se reintroduce il pluralismo politico.

–          Elezioni libere pluraliste.

In questi passaggi ci sono in tutte le esperienza delle democrazie popolari.

Una classificazione attorno a tre ipotesi:

progressiva decadenza del sistema: caso della Polonia e Ungheria dove il processo di transizione è più lungo, inizia nella fase socialista e poi nel 89 troverà lo sbocco finale.

POLONIA

È l’esperienza più anomala della vicenda socialista, dovuta alle vicende storiche. Anche al termine della 2 GM la Polonia non è tra le potenze sconfitte, riacquista la sua identità e consistenza territoriale e soprattutto si caratterizza per un forte identità nazionale. Questa forte identità si collega al ruolo che avrà la chiesa cattolica. In epoca socialista la Chiesa cattolica cercò degli accordi con il Partito comunista al potere, contestati anche all’estero. Tutto sommato permisero alla Chiesa  alcuni spazi di libertà come l’insegnamento nelle scuole. In Polonia non riuscirono mai ad attuare una  piena collettivizzazione dell’agricoltura.

Già agli inizi degli anni 80 nasce il sindacato solidarnosc, Walesa sarà alla guida del sindacato e poi diventerà Presidente polacco dopo la transizione, con la particolarità che pur essendo un sindacato diventa l’elemento di espressione di operai assieme ad intellettuali. Tra il 1981 e il 1989 il potere verrà retto soprattutto dai militari, in particolare la figura più rilevante è il Gen. Jaruzelski in cui riuscì ad evitare un intervento sovietico in Polonia. Il fatto che il percorso sia lento fa sì che sia una transizione pacifica e contrattata.

Nel febbraio del 1989 si ha la prima tavola rotonda, riconoscendo il pluralismo politico in particolare con il riconoscimento del ruolo di solidarnosc. Si arriva ad una modifica della costituzione all’inizio del 1989 che è il segno del compromesso tra i Comunisti al potere e l’opposizione. Con questa modifica si introduce un parlamento bicamerale e la figura del Presidente della Repubblica.  La camera alta è eletta con elezioni pluralistiche mentre la camera alta il 65% dei seggi riservata ai rappresentanti del PC. Elezioni nel giugno 1989 e solidarnosc ha una vittoria schiacciante su tutti i seggi eletti con elezioni libere. Jaruzeski verrà eletto presidente per accordi precedenti, ma verrà nominato capo del governo un’esponente dell’opposizione: Mazowiecki. Nel 1992 la cosiddetta  piccola costituzione (rif. cost) e solo nel 1997 si arriverà ad approvare la nuova costituzione.

UNGHERIA

C’è la stessa logica della progressione molto lenta, si procederà a modifiche successive ma rimane in vigore la costituzione del 1949, ma è stata tutta modificata (solo la Capitale Budapest). Siamo in un contesto particolare perché si arriva a introdurre progressivamente una differenziazione politica, nel 1988 erano già nati diversi partiti politici e questo era in qualche modo stato permesso dal clima che si era creato nel Paese grazie a Kàdàr che dopo l’inibizione del tentativo di repressione aveva adottato una posizione morbida nei confronti della società civile, sviluppando delle riforme economiche cercando di dare un limitato spazio alle imprese private permettendo una maggiore vivacità della società civile. Aveva condotto alla fine degli anni 80 ad una progressiva autoriforma del PC. C’è un dibattito interno al partito dove stava prevalendo l’ala riformista del partito, viene modificata la leadership e avremo Gròsz come segretario e Pozsgay (esponente dell’ala riformista) nel 1989 pubblicamente ha rivalutato la ribellione del 1956.

Nel 1989 si arriva alla reintroduzione del multipartitismo e si arriva all’autodissolvimento del PC che si trasforma in Partito Socialista Ungherese.  In questo contesto si dà spazio alle forze di opposizione che riescono ad agire in maniera concordata: da un lato il forum democratico ungherese (associazione) e rinascono alcuni vecchi partiti che assumono una posizione forte e unitaria nel dialogo con il Partito Socialista Ungherese. Nel momento in cui si apriranno i lavori delle tavole rotonde (giugno 1989) le opposizioni hanno ottenuto di rinviare le riforme più importanti della costituzione ad un momento successivo rispetto alle elezioni libere. Questo ad esempio, ha permesso di introdurre una forma di governo parlamentare con un a elezione indiretta del Presidente della Repubblica (molte volte le opposizioni hanno cercato di introdurre un’elezione diretta, qui le forza d’opposizione erano forti e quindi hanno potuto far sviluppare la transizione in maniera progressiva)

crollo immediato del sistema socialista:

in queste esperienze abbiamo un  cambio al vertice del Partito e in tempi molto brevi una trasformazione radicale del sistema.

BULGARIA

È interessante perché per come si è svolta la transizione si poteva valutare positivamente.

Il dato importante è che il cambiamento al vertice del partito (fine 1989), verrà meno il ruolo di segretario di Zhivkov (lo era dagli anni 50) e sostituito da Mladenov e il cambiamento verrà all’interno del partito. Le opposizioni erano tutto sommato molto deboli e la società civile era molto poco sviluppata. Agli inizi del 1990 vengono aperte le tavole rotonde. Le opposizioni erano deboli, volevano rinviare le elezioni che però si svolgeranno lo stesso nel giungo 1990 e vinceranno le forze legate al vecchio PC (nuovo Partito Socialista) e nel giro di un anno si arriva ad adottare una nuova costituzione. Volevano ritagliarsi degli spazi di potere.

Ndr L’adozione della costituzione immediata non è sempre quindi segno di un vero processo di democratizzazione, qui era voluta dagli ex comunisti per mantenere i potere. A distanza di 20 anni ha comunque dimostrato di funzionare, ci sono state alternanze di governo e nel 2008 è anche entrata nell’UE.

GERMANIA (DDR)

C’è anche qui scollamento tra il vertice e la società civile. Nell’ottobre 1989 (anniversario DDR) e Gorbaciov che pubblicamente apre al disimpegno sovietico, sostenendo che le scelte politiche vanno fatte a Berlino e non più a Mosca. In realtà dall’estate del 1989 era cominciata la fuga in occidente. In novembre crollerà il muro e ci sarà l’apertura della porta di Brandeburgo. Honecker verrà sostituito da Krenz. Le prime elezioni multipartitiche nel marzo 1990 porteranno alla decisione di procedere all’unificazione con Germania Ovest. Riunificazione che avverrà in tempi brevi perché tecnicamente non era necessario modifica costituzione perché l’art. 23 cost RFT stabiliva che sarebbe entrata in vigore anche nei territori che si sarebbero riuniti in un momento successivo.

CECOSLOVACCHIA

È ancora diverso, nell’esperienza è uno dei regimi più repressivi. Dopo questa esperienza con Husak che governò dal 1969 al 1989 in maniera molto rigida. I politologi parlano di un post-totalitarismo congelato, in cui non c’era spazio per la società civile. C’era una sorta di “cultura parallela”. Tra questi gruppi c’era “carta 77” il cui leader era Havel. Dopo l’arresto nel febbraio del 1989m nel dicembre dello stesso anno verrà eletto presidente della Repubblica dal parlamento che era ancora composto dalle forze comuniste. Tra il febbraio e dicembre si erano svolte manifestazioni popolari, le forze dell’opposizione si erano sviluppate attorno al forum civico, si erano contrapposte al PC al potere e quindi gli stessi comunisti hanno dovuto aprirsi. Nel giugno del 1990 ci saranno le prime elezioni libere con la difficoltà, verrà adottata una carta dei diritti nel gennaio 1991, ancora in vigore, ma non si riuscirà ad adottare una nuova costituzione per i veti incrociati, tanto che nel dicembre 1992 si arriverà alla separazione della Repubblica Ceca e Slovacchia. Nel 2004 entrerà in Europa.

 

Implosione del sistema:

ROMANIA

Per capire com’è avvenuto il passaggio bisogna capire come si è realizzata l’esperienza attorno alla figura di Ceausescu. La particolarità è che fino al 1989 non ci sono stati conflitti interni. Il 21 dicembre viene organizzata una manifestazione per affermare il sostegno a C. che invece si trasforma in una rivolta contro il potere, lo costringe alla fuga, ma il giorno dopo viene arrestato e il 25 dicembre viene giustiziato. In questa fase in Romania assumerà un ruolo fondamentale il Fronte di Salvezza Nazionale (ex comunista) guidato da Iliescu. Otterrà l’appoggio delle forze armate e nel mese di dicembre raggiungerà il potere. La Romania è sempre stata guardata con occhio critico perché è stata gestita da Iliescu, al momento della transizione la critica non era al modello socialista ma al regime sultanico, personale verso Ceausescu, più che verso l’esperienza socialista in quanto tale.

Il Fronte di Salvezza Nazionale ha puntato a organizzare in tempi brevi le elezioni, nel maggio del 1990 Iliescu viene eletto presidente con l’85% dei voti e il FSN ottiene il 66% dei seggi. Si arriverà alla nuova costituzione nel 1993.

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