I diversi problemi relativi all’azione dell’operatore pubblico si possono ricondurre a tre questioni fondamentali:
a) i compiti dell’operatore pubblico
b) gli strumenti a disposizione ed i loro effetti economici
c) le modalità di formazione e di realizzazione delle decisioni pubbliche
Nei prossimi paragrafi analizzeremo questi problemi.
I compiti dell’operatore pubblico
Va subito premesso che esistono diversi modelli di Stato a ciascuno dei quali corrisponde un intervento pubblico di diversa entità.
L’analisi che segue si basa sul modello di Stato capitalista. Il sistema capitalistico è quello basato sulla proprietà privata dei mezzi di produzione dove le funzioni di allocative e distributive sono per lo più svolte dal mercato ma in cui anche lo Stato ha un ruolo rilevante.
Quindi prendendo come base tale sistema cercheremo di capire quali sono i compiti dell’operatore pubblico (analisi positiva) e quali dovrebbero essere (analisi normativa).
Va subito detto che questi compiti variano nel tempo e nello spazio e dipendono da tre fattori:
1) dai risultati delle analisi economiche riguardo al funzionamento del sistema economico
2) dal grado di sviluppo economico del paese
3) dal clima politico e culturale dominante
1) Per quanto riguarda i risultati delle analisi economiche va detto che questi dipendono dall’allocazione e dalla distribuzione delle risorse. Possono essere diversi a seconda se a compiere la distribuzione e l’allocazione sono il mercato o lo Stato. Ci si chiede quindi quale tra questi due assetti istituzionali (quello di mercato e quello statale) sia maggiormente in grado di realizzare un’ efficiente allocazione delle risorse ed una loro equa distribuzione. Per rispondere è necessario fare un’analisi comparativa dei meccanismi allocativi e distributivi di mercato e Stato:
– Nell’assetto istituzionale di mercato è il meccanismo dei prezzi che determina l’allocazione delle risorse.
– Mentre il meccanismo tipico di allocazione tramite lo Stato è rappresentato dall’applicazione di regole fissate dall’operatore pubblico.
Lo stesso discorso vale per la distribuzione delle risorse.
– Quella che avviene tramite il mercato dipende dai prezzi dei fattori produttivi e dalla dotazione di risorse di ciascun individuo.
– Mentre la distribuzione delle risorse compiuta dallo Stato dipende dall’applicazione di regole.
Quindi:
– mentre il sistema di mercato si basa sulle decisioni di tutti gli operatori che intervengono su i due lati di ciascun mercato (si tratta quindi di decisioni decentrate)
– il meccanismo di allocazione dello Stato si basa sulla centralizzazione dei poteri decisionali e sulla coattività delle decisioni da esso prese
Da questa analisi comparativa emergono i relativi meriti del meccanismo statale e di quello del mercato:
- innanzitutto per quanto riguarda l’allocazione delle risorse, la teoria liberista che si fa risalire al pensiero di Smith, sottolinea la capacità autoregolatrice del mercato nel realizzare un’efficiente allocazione delle risorse (Teoria della mano invisibile).
Le condizioni per un allocazione efficiente sono:
– esistenza dei mercati per tutti i beni e i fattori produttivi e regimi perfettamente concorrenziali in tutti i mercati
– comportamenti dei produttori e dei consumatori tali da rendere i più elevati possibile il profitto e l’utilità
– informazione perfetta da parte degli operatori economici su tutti gli elementi che influiscono sulle rispettive decisioni
Se manca una di queste condizioni non c’è la capacità del mercato di garantire un’efficiente allocazione delle risorse e quindi si può avere il fallimento del mercato. E allora in tale situazione si giustifica l’intervento dello stato nel sistema economico , ma anche lo Stato può non essere in grado di raggiungere un efficiente allocazione delle risorse (fallimento di Stato).
- Per quanto riguarda la distribuzione delle risorse, quella realizzata dal mercato è fondata sul principio del merito, per cui ad ogni individuo è riconosciuto il diritto di appropriarsi del risultato economico derivante dall’impiego dei fattori produttivi di cui è titolare. Questa logica implica che soggetti produttivamente deboli, venendo remunerati in base alla loro produttività, non abbiano sufficienti mezzi di sussistenza. Per tale ragione la distribuzione derivante dal mercato non è accettabile sotto il profilo dell’equità.
Un Criterio alternativo può essere il principio della distribuzione dei beni in funzione dei bisogni di ciascun individuo. Per applicare un tale criterio si rende necessario l’intervento dello Stato, si parla di intervento pubblico in funzione redistributiva.
Ma anche lo Stato può non essere in grado di realizzare la desiderata distribuzione delle risorse.
2) come detto prima, un’importante fattore che influisce sui compiti assegnati all’operatore pubblico è il grado di sviluppo economico di un paese. Questo infatti influisce sulla domanda di beni e servizi da parte delle collettività e sull’offerta da parte degli operatori privati.
Si possono individuare tre fasi principali dello sviluppo economico di un paese:
– una prima fase caratterizzata da un reddito pro-capite basso, dove sono prevalenti i bisogni primari (cibo, vestiario, abitazione) che vengono soddisfatti attraverso il consumo di beni privati, beni cioè che possono essere offerti dal mercato.
– In una seconda fase aumenta il reddito pro-capite e cresce la domanda di alcuni beni pubblici (strade, ferrovie ecc..) o semi pubblici (istruzione, sanità ecc…) la cui realizzazione richiede l’intervento dello Stato per supplire ad un mercato che non è in grado di offrirli
– In una terza fase, i beni semi pubblici vengono offerti anche dal mercato con un integrazione tra offerta pubblica e privata
3) infine anche il clima politico culturale di un paese (cioè le opinioni sul ruolo dello Stato e del mercato diffuse tra l’opinione pubblica e nella classe politica) influenza il grado di intervento pubblico nell’economia. Tali opinioni dipendono per lo più dal livello di istruzione della popolazione e dalla diffusione delle conoscenze economiche.
Giustificazioni per l’intervento pubblico
Da quanto detto fin qui possiamo capire quando si giustifica l’intervento pubblico nel sistema economico:
– nei casi in cui c’è l’incapacità (il fallimento) del mercato di svolgere un’allocazione efficiente delle risorse
– quando il sistema economico nel suo complesso non è in grado di realizzare la piena occupazione delle risorse o la stabilità dei prezzi
– quando i risultati distributivi del mercato non sono accettabili sul piano dell’equità
– quando la crescita economica di un paese è inferiore a quella desiderata dalla collettività
da queste giustificazioni derivano i compiti assegnati all’operatore economico e gli obiettivi che esso dovrebbe perseguire. A tal proposito si ricorre alla tripartizione di Musgrave, che si può sintetizzare con la seguente tabella:
GIUSTIFICAZIONE |
OBIETTIVO DELLO STATO |
a) fallimento del mercato | Allocazione delle risorse |
b) disoccupazione/ inflazione | Stabilizzazione del reddito |
c) risultati distributivi del mercato non soddisfacenti sul piano dell’equità | Redistribuzione del reddito e delle ricchezze |
Perseguendo tutti gli obiettivi sopra visti si ha crescita economica.
Tra i diversi obiettivi però possono verificarsi delle incompatibilità cioè un dato obiettivo può essere raggiunto solo a scapito di un altro, si parla in questo caso di TRADE OFF, quando ciò si verifica l’operatore economico dovrà decidere quale obiettivo raggiungere e quale mettere da parte.