Relativamente al concetto di azienda due sono le teorie prevalenti:
- teoria atomistica (Ascarelli), secondo la quale non esiste un diritto reale sull’azienda, ma solo una considerazione unitaria dei vari beni che la compongono. L’azienda non costituisce di per sé un oggetto di diritti reali, perché i diritti reali hanno per oggetto solo le singole cose che la compongono, perciò si può parlare di titolare dell’azienda ma non di proprietario.
- teoria istituzionale, secondo la quale l’imprenditore e i suoi collaboratori formano un nucleo sociale (es. famiglia). Tale concezione, tuttavia, derivando da un’errata interpretazione dell’art. 2086 (al rapporto gerarchico viene sostituito un rapporto di tipo familiare), risulta essere paternalistica e statica perché impedisce che l’attività scaturisca dalla libera lotta tra i produttori.
La nozione di impresa accettata dalla dottrina, infatti, si sostanzia nell’attività economica, professionale e organizzata ai fini della produzione, e quindi non può scindersi dalla concorrenza.
 Insegna/ ditta/ marchio
L’imprenditore svolge la sua attività sotto un nome, che può essere quello della sua persona, oppure un nome di fantasia (ditta art. 2563). Per identificare i propri locali l’imprenditore usa un’insegna (art. 2568), mentre per distinguere i prodotti usa il marchio (art. 2569).
Dato che nell’esercizio dell’attività imprenditoriale gran parte del contenzioso riguarda l’uso illecito della ditta, dell’insegna e del marchio da parte di imprenditori concorrenti, la disciplina dei segni distintivi tutela l’interesse particolare dell’imprenditore che per primo provvede alla loro registrazione.
 Impresa sociale
Possono acquisire la qualifica di impresa sociale tutte le organizzazioni private che esercitano in via stabile e principale un’attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o servizi di utilità sociale, la quale deve essere diretta a realizzare finalità di interesse generale.