La creazione di un’amministrazione centrale fu uno dei compiti principali degli imperatori romani. Per adempiere a questa importante funzione, essenziale divenne il ricorso all’ordine equestre, che spinto dagli imperatori, si affiancò a quello senatorio, sino a divenire la spina dorsale dell’impalcatura burocratico-amministrativa dello stato romano. E’ risaputo, tuttavia, che Augusto e i suoi successori, almeno in un primo momento, preferirono servirsi di elementi appartenenti alla loro domus, anche per posti della massima importanza. Con l’impero di Domiziano, tuttavia, si poté assistere ad un ridimensionamento strutturale dell’amministrazione centrale.
Dal punto di vista del prestigio, la prefettura del pretorio rappresentava, insieme alla prefettura d’Egitto, il culmine della carriera equestre. Con questa nuova carica, non si indica la funzione di guardia del corpo ma di un corpo speciale al servizio dell’imperatore, che godeva di privilegio di trattamento e di carriera.
Con il prefetto al pretorio, il titolare è spessissimo vicino all’imperatore, fa parte del consilium, è quasi un viceré. Ovviamente la sua importanza cresce con l’aggravarsi della situazione militare; in ogni caso, in periodi di guerra. Tuttavia, anche nei periodi di pace, egli possiede dei poteri molto rilevanti : a partire ds Nerone, ad esempio, gli viene affidato l’approvvigionamento dell’esercito, ciò che comportava l’esazione della annona militaris, una tassa in natura. Altrettanto importanti sono le sue funzioni giudiziarie: col passare del tempo, infatti, egli divenne l’organo più elevato, dopo l’imperatore, per l’amministrazione della giustizia. In Italia, inoltre, a questa figura si riconduce l’esercizio della giurisdizione criminale nonché, in ambito civile, la competenza a giudicare in appello in luogo dell’imperatore da tutte le province dell’impero.
Il costituirsi del principato come stabile regime costituzionale impose necessariamente la necessità di uffici amministrativi. L’imperatore aveva naturalmente dei compiti cui doveva necessariamente far fronte, come la cura delle finanze e la contabilità, la corrispondenza, la classificazione e la redazione degli atti ufficiali.
Augusto, molto spesso, impiegò schiavi e liberti della sua domus, caratterizzati da una prospettiva privatistica. Vennero, a questo punto, organizzati diversi uffici, tra cui l’ufficio delle finanze, che divenne in poco tempo il centro di gestione delle finanze del principe. Ma con Adriano, siamo in una prospettiva amministrativa diversa. E’ a lui che si riconduce la più importante riforma della burocrazia centrale, a cui di li a poco verranno esclusi i liberti nel rivestire simili cariche, attribuite invece ai cavalieri.
Sempre in quest’ambito, centrale fu l’istituzione da parte di Augusto di nuove cariche, come il praefectus urbi, titolo ricoperto da un esponente del senato, a cui si affidava la cura e la tutela della città. Essa rappresenta una carica nuova. Tuttavia, intorno a questa carica, sono nate diverse perplessità. In primis, a differenza di quanto avveniva per l’omonima prefettura, il praefectus urbi esplicava la propria funzione indipendentemente dall’assenza dei consoli da Roma. Per di più, aveva il comando delle coorti urbane che passarono da un numero di 3 ad un numero di 4. La durata della carica non era prefissata e i suoi poteri derivavano da una rappresentanza del principe. Il praefectus urbi, inoltre, possedeva poteri di polizia, nel senso di disciplina dell’ordine pubblico, come attività di sorveglianza dei luoghi pubblici, di controllo delle associazioni, delle cambiavalute. Altrettanto importanti sono poi le sue competenze giurisdizionali e civili, sempre legate all’esercizio di queste funzioni.
Oltre alla figura del praefectus urbi, venne introdotta da Augusto una nuova figura, quella del praefectus vigilum, di estrazione equestre. Ovviamente, questo prefetto era di rango inferiore e agiva in una sfera più limitata. Oltre alle attività di prevenzione degli incendi e di intervento in relazione ad essi, si può caratterizzare come un organo di polizia con numerosi punti in comune col praefectus urbi. Egli, infatti, si occupa anche dei furti, degli scassi, delle rapine, delle ricettazioni.
A Roma, operava anche il praefectus annonae, che apparteneva all’ordine equestre. Egli doveva provvedere all’approvvigionamento del grano e degli altri generi di prima necessità e ala loro conservazione. Doveva, poi, intervenire sul mercato per impedire la speculazione e sorvegliare i prezzi, sorvegliare sulla qualità dei generi, ect… Anche ai titolari di questa carica, vennero presto attribuite delle competenze giudiziarie connesse al ramo dell’amministrazione.