Secondo un’opinione molto diffusa, i plebei, in origine, non avrebbero fatto parte dell’esercito. Fin dalla tarda età monarchica, tuttavia, questo stato di cose si era certamente modificato: non si può infatti respingere la tradizione secondo cui i plebei usavano, come arma di lotta, il rifiuto di rispondere all’ordine di mobilitazione, mentre si temevano attacchi dei popoli vicini.
La realtà storica del plebiscito Canuleio, e la sua ratifica da parte dei patrizi, sono indubbie. L’ammissione al conubium con i patrizi rappresentava per i plebei un’altra tappa particolarmente significativa nella loro lotta secolare per la parificazione giuridica, e quindi politica, nell’ambito della comunità. Riconosciute legittime le nozze tra appartenenti alle genti patrizie e alle famiglie plebee, cadeva necessariamente l’esclusione di questi ultimi, e dei loro figli, dalla partecipazione alla vita dei sacri gentilizi e perciò dalla capacità di prendere gli auspici pubblici. Veniva meno, quindi, ogni preclusione giuridico-religiosa all’esercizio del imperium.
Nello stesso periodo la struttura dello Stato romano subì un mutamento, documentato dai fasti consolari. Mentre, dall’origine della Repubblica al 445, questi tramandano ogni anno i nomi di due magistrati supremi, nel 444 appare un collegio di tre membri, e in seguito il numero varia di anno in anno. Sembra comunque chiaro, sulla base delle fonti, che venissero sempre eletti due consoli e che, se necessario, si affiancassero loro altri magistrati con potestà consolare, designati con il termine tribuni militum, i quali non potevano prendere gli auspicia.
L’ingresso dei plebei nel collegio, datato 400 a.C., ha coinciso con la lunga guerra contro Veio. Fu quindi sicuramente dovuto al fatto che la classe dirigente patrizia era ormai incapace di reggere da sola il peso del governo e, soprattutto, dell’impegno militare che si faceva sempre più gravoso.
Verosimilmente, quindi, l’introduzione del tribunale militare non seguì ad una specifica rivendicazione della plebe, ne rappresentò un episodio della lotta fra questa e il patriziato. Fu una riforma di tipo amministrativo, dettata dalla necessità militare e dal pragmatismo politico. Per questo motivo l’istituzione del collegio dei tribuni militari non fu mai espressamente codificata. Naturalmente questa riforma dell’assetto dei vertici della Repubblica contribuì a favorire l’ascesa politica della plebe.