Attualmente la Comunità Europea tende a concludere accordi interni e con Stati terzi per la conservazione dell’intero patrimonio ittico, ma parallelamente ogni Stato deve svolgere un’attività di vigilanza ad opera della Pubblica Amministrazione. Sono state create delle strutture associative per tutelare l’ecosistema, ad es° l’ASEAN, ed in ambito comunitario, il Trattato di Amsterdam ha posto gli obiettivi della politica agricola comune volti ad un incremento della produttività, un miglioramento del reddito degli agricoltori, la stabilizzazione dei mercati, la sicurezza degli approvigionamenti e la garanzia di prezzi ragionevoli ed inoltre la promozione a livello internazionale di misure per risolvere i problemi dell’ambiente (cooperazione con le competenti organizzazioni internazionali, conclusione di Convenzioni, cooperazione allo sviluppo).
Sono state inoltre create alcune OCM (organizzazioni comuni di mercato) e fissati dei principi da seguire: unicità (per ogni prodotto è fissato un prezzo indicativo), preferenza comunitaria e solidarietà finanziaria (attuato mediante il FEOGA, un fondo agricolo comunitario con azioni dirette ed indirette – rimborsi – agli Stati membri).
Nel 1991 fu elaborato il rapporto “Mac Sherry” volto ad un aumento della competitività, un aumento dei redditi ed un passaggio da agricolture intensive ad agricolture estensive.
Per quanto riguarda la normativa italiana, una legge del 1941 ha attribuito al Ministro delle Politiche agricole il potere di stabilire il numero massimo delle licenze di pesca (la licenza si distingue dal permesso perché è un procedimento valutativo discrezionale e non una mera registrazione del pescatore o dell’impresa di pesca). Nel 1992 inoltre è stato creato il Fondo di solidarietà nazionale della pesca, che opera qualora accadano calamità naturali. Soluzione più idonea sia dal punto di vista economico che di protezione dell’ecosistema è sicuramente l’acquacoltura, volta ad annullare il sovrasfruttamento delle risorse (overfishing) mediante la produzione di proteine animali in ambiente acquatico con il controllo del ciclo di sviluppo degli organismi acquatici.
I problemi ambientali in materia di acquacoltura tuttavia riguardano sia gli scarichi, risolto in parte con il riciclo dell’acqua mediante tecniche di ossigenazione, sia la captazione delle acque necessarie per il funzionamento degli impianti: per le acque superficiali è necessaria una domanda di concessione di derivazione corredata dai relativi progetti; per le acque sotterranee è necessario richiedere un’autorizzazione ammininistrativa; per le acque interne e marine è necessaria una concessione subordinata a pareri del genio civile, intendenza doganale ed ufficio doganale del distretto ed una volta ottenuta la concessione sorge l’onere di iscrizione nel registro delle imprese di pesca.
La realizzazione degli impianti di acquicoltura è subordinata a concessione demaniale marittima e/o edilizia (on shore, a terra) oppure solo a concessione demaniale marittima (off shore, in vasche o stagni).