Muhammad poneva al centro del suo progetto di riforma la sostituzione della tribù come aggregato fondato sul vincolo di sangue con un nuovo aggregato politico basato sul vincolo religioso, e quindi aperto a tutti coloro che si convertivano all’islam. Nasce in questo modo una comunità umana, la umma, che il Corano stesso considera superiore alle altre comunità umane. Il vincolo religioso prospettato da Maometto, tuttavia, non ebbe la forza di sostituirsi al precedente vincolo tribale, rimanendo solo ad indicare l’ideale unità di tutti i musulmani.
Poco dopo l’egira (emigrazione) del 622 d.C., a Medina Muhammad cominciò a dar vita ad un’organizzazione sociale di cui la tradizione ha conservato notizie nel documento denominato Safiha (Carta di Medina). L’unica comunità di cui parla tale documento ha carattere eterogeneo dal punto di vista religioso, presentando un carattere a metà tra la umma islamica e l’accordo confederale preislamico. Solo intorno al 627, con l’espulsione da Medina di alcune tribù ebraiche, la umma acquista il suo definitivo carattere omogeneo di organizzazione di credenti, ai quali si contrappongo gli infedeli.
L’unità politica dei musulmani nella umma è storicamente connessa con l’istituzione del suo capo, il califfo (o imam), successore di Muhammad nella funzione politica (non profetica). Tale unità, ancora sentita da un punto di vista spirituale, si è realizzata a livello politico solo durante il califfato degli Omayyadi e degli Abbasidi. In questo modo si spiega perché i tentativi di riunificazione dell’islam su base religiosa condotti tra il XVIII e il XX abbiano fatto leva sulla possibilità o meno di rivitalizzare l’istituto del califfato. Si ritiene che sussistano tre modi di acquisto del califfato, l’elezione da parte dei rappresentanti della comunità, la designazione da parte del predecessore e l’occupazione del potere (tirannide). Per la nomina di califfo, oltre alla capacità giuridica (es. essere musulmano libero) e alla capacità di agire (es. pubere, maschio, integro mentalmente) sono richiesti alcuni requisiti, tra i quali occorre ricordare l’appartenenza alla stirpe dei Quraysh, ossia alla tribù alla quale appartenne Muhammad.
Il contratto di imanato produce i seguenti effetti giuridici:
- nei confronti del califfo, l’obbligo di osservare e far osservare la legge religiosa secondo la tradizione, l’obbligo di proteggere la vita, l’onore e i beni dei musulmani e l’obbligo di condurre la guerra santa;
- nei confronti della umma, l’obbligo di obbedienza al califfo, a patto che questo non comandi atti contrari alla religione.
Occorre sottolineare che quella descritta è soltanto la dottrina sunnita. Al contrario, le comunità non sunnite degli sciiti e dei kharigiti hanno elaborato proprie dottrine dell’imanato, soprattutto perché la scissione politica originaria dalla umma islamica avvenne proprio in ordine alla liceità e legittimità di chi dovesse ricoprire la carica di califfo.