L’evoluzione storica verso il ”diritto di Westphalia” che sancisce il principio di parità formale degli Stati
Le prime documentate esperienze internazionalistiche risalgono alle città Stato greche e alla stessa Roma ma, per rinvenire valori universalmente condivisi occorrerà attendere il medioevo col sacro Romano impero, epoca in cui si forma l’idea moderna di sovranità, atta a proteggere concettualmente l’indipendenza dello Stato rispetto ad altri poteri (come la Chiesa e il feudalesimo).
La successiva evoluzione del diritto internazionale si misura con la fine delle guerre di religione in Europa: i trattati di Westphalia superano la visione giuridica unificante dell’impero e sanciscono la piena sovranità dello stato moderno. Con esso si definisce un sistema giuridico internazionale fondato su entità effettive di governo aspiranti ad esprimere la potenza politica esclusiva su un dato territorio. Ed è grazie a questa premessa e il modello giuridico europeo afferma la pari dignità formale degli Stati su cui poi si incarni una concezione anorganica che ha lungamente impregnato il diritto internazionale.
La perdurante validità del principio di fronte alle continue suggestioni egemoniche delle Grandi Potenze
Seguendo la classica partizione data da Grozio, il sistema giuridico si ripartisce in diritto di pace e diritto di guerra: finché si restava nell’ambito del diritto di pace anche una grande potenza era tenuta a rispettare esigenze di certezza del diritto, in special modo gli obblighi stabiliti nei trattati. La carta delle Nazioni Unite del 1945 non si sottrae ad una tale tensione dialettica e da un lato proclama la sovranità e l’uguaglianza tra gli Stati membri; dall’altro assegna al consiglio di sicurezza una competenza primaria in tema di pace e sicurezza internazionale.
Nonostante questo aspetto le relazioni internazionali negli anni dal 45 al 90 sono state caratterizzate dal confronto tra il blocco delle potenze occidentali al leadership statunitense e quello dei paesi socialisti guidati dall’ URSS (noto come guerra fredda). Tuttavia i due blocchi riconoscevano l’esistenza di un interesse collettivo unitario della società internazionale espresso dal “principio di equilibrio strategico”. La caduta dei regimi socialisti ha fatto venir meno la competizione tra i blocchi ed ha favorito il ruolo dell’unica superpotenza (gli Stati Uniti) e non esita a farsi garante dell’ordine giuridico internazionale.