Per razionalizzare lo Stato sociale, in primo luogo, si tende a superare il carattere universalistico, per cui i servizi come la sanità non vengono resi gratuitamente a tutti, ma solamente ai soggetti meno abbienti. Così, per esempio, in Italia è stato introdotto il principio della compartecipazione del cittadino alla spesa sanitaria, tramite il pagamento del cosiddetto “ticket”.
In secondo luogo, si fa leva sul principio di responsabilità individuale, per cui il singolo si impegna mettere da parte, con il risparmio, le risorse che potranno essere utili per affrontare i rischi della vita, come le malattie della vecchiaia. Così, per esempio, accanto al regime pensionistico si creano i fondi pensione gestiti da grandi strutture finanziarie private (come le banche e le società di assicurazione).
In terzo luogo, c’è il ricorso al principio di sussidiarietà che si sviluppa lungo 2 direttrici:
la prima consiste sia nel trasferire la gestione di certi servizi pubblici agli enti locali, in particolare ai Comuni. (c.d. sussidiarietà verticale).
La seconda consiste nell’attribuire certi compiti tradizionalmente propri dello Stato sociale ad alcune formazioni sociali che non hanno scopo di lucro e che costituiscono il cosiddetto “terzo settore” in grado di fornire servizi tipici dello Stato sociale ad un costo minore e con una qualità migliore di quelli erogati dalle burocrazie delle amministrazioni pubbliche; ancora una volta lo Stato interviene con incentivi.(sussidiarietà orizzontale).