Lo Stato liberale
Lo Stato liberale, che sarebbe durato fino agli anni immediatamente successivi al primo conflitto mondiale, venne fuori dalla crisi dello Stato assoluto, causata dall’aumento della conflittualitĂ internazionale, dall’accentuata pressione fiscale, e dai conflitti interni provocati dal passaggio da un’economia agricola ad un’economia di tipo industriale. La caratteristica precipua dello Stato liberale è il compito dei pubblici poteri di perseguire come finalitĂ generale il soddisfacimento degli interessi dell’intera collettivitĂ , assicurando condizioni di sicurezza sul piano esterno (la politica estera) e il rispetto dei diritti di libertĂ , sia dal punto di vista economico che sul piano interno (la sicurezza pubblica).
Un altro punto importante è il principio della legittimazione dell’esercizio del potere, che non è piĂą di origine trascendente (di natura divina), ma proviene dai membri stessi della collettivitĂ statuale. Si afferma il principio cardine dello Stato di diritto, secondo cui il funzionamento e l’organizzazione dello Stato devono essere disciplinati dalle leggi e gli atti della pubblica amministrazione devono essere conformi alla legge, pena la loro annullabilitĂ da parte del giudice. Si afferma un modello in cui tutte le classi presenti nel contesto sociale trovano proprio spazio, ovvero una propria sede di rappresentanza nell’organo che si pone al centro del sistema costituzionale: il Parlamento.
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Lo Stato totalitario
La crisi dello Stato liberale va ricercata nel primo conflitto mondiale e nella crisi economica che ne seguì: in paesi come l’Italia, in cui il sistema economico si presentava particolarmente fragile, il diffuso malcontento delle classi disagiate produsse un aumento tale della pressione sociale da determinare il crollo delle istituzioni dello Stato liberale. Lo sbocco di questa situazione di crisi fu rappresentato dall’avvio dello Stato totalitario, uno Stato che nasce con l’obiettivo primario di sostituire l’apparato istituzionale dello Stato liberale, mediante l’introduzione di una nuova organizzazione ispirata a un forte accentramento del potere intorno alla figura di un “capo”, in grado di contenere regolare in maniera autoritari conflitti sociali. Il partito unico veniva utilizzato come canale di formazione dell’indirizzo politico generale e i mezzi di comunicazione di massa come strumenti per l’allargamento della base del consenso.
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Lo Stato socialista
La nascita dello Stato socialista avviene in Russia dopo la rivoluzione che portò alla caduta del regime zarista. Le disuguaglianze derivanti dalla proprietĂ privata dei mezzi di produzione si risolvono con la nozione di proprietĂ socialista; il privilegio dei gruppi sociali dominanti si risolve con il riconoscimento delle sole libertĂ collettive; la mancanza di strumenti di aggregazione sociale si risolve con l’affermarsi del partito comunista come perno centrale. Questo regime si diffuse in molti paesi dell’Europa centrale e orientale nel secondo dopoguerra.
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Lo Stato sociale
Anche lo Stato sociale, come quello socialista, ha inizio dalla crisi dello Stato liberale ottocentesco. Il fine principale dello Stato sociale è di rimuovere le disuguaglianza presenti nella societĂ : si pone così l’obiettivo di raggiungere l’uguaglianza sostanziale e non solo quella formale tra i cittadini. Rispetto al vecchio Stato liberale viene rafforzata la divisione dei poteri, e si assiste al pieno riconoscimento di istituti fondamentali per garantire l’effettiva partecipazione dei cittadini in una grande societĂ di massa (i partiti e i sindacati).
 Lo Stato unitario, lo Stato federale, lo Stato regionale
Per quanto concerne il principio dell’autonomia territoriale, si parla di Stato unitario (attualmente Francia e Olanda), di Stato federale (Germania e Austria) e confederale, di Stato regionale (Italia e Spagna). Lo Stato federale è basato sulla regola per cui i membri della federazione hanno una competenza generale, dalla quale sono escluse le materie che vengono espressamente riservate dalle norme costituzionali agli organi federali, mentre nello Stato regionale sono gli organi centrali dello Stato ad avere una competenza generale, fatte salve le specifiche competenze affidate alle regioni.