Quando l’Assemblea costituente si trovò a dover decidere riguardo la forma di Governo da attribuire alla nuova Italia nascente, ebbero ampia influenza il Partito d’azione, il Partito repubblicano e quello della Democrazia cristiana.
La struttura politica pre-fascista aveva creato un ordinamento fortemente accentrato, che aveva favorito l’ascesa al potere della dittatura fascista, dato che era bastato un colpo di mano presso le sedi centrali della politica nazionale per tenere in scacco l’intera Nazione. Era dunque necessario creare una forma di Governo che garantisse pienamente le autonomie locali e dunque si optò per la creazione di uno Stato regionale. Accanto a questa motivazione strettamente legata alla critica post-bellica nei confronti della debole classe politica che aveva permesso l’ascesa della dittatura, ne venivano addotte altre due:
- togliere le decisioni sui problemi locali agli organismi politici periferici avrebbe arrecato un danno alla efficacia delle decisione stesse.
- era necessaria la formazione di una nuova classe politica e dunque si doveva portare la politica anche in periferia, in quanto nessuna forza sarebbe stata in grado di portare avanti uno Stato dal centro.
Alla scelta concorsero poi anche i fatti compiuti del riconoscimento della Sicilia e della Valle d’Aosta come Regioni autonome, aventi tra l’altro uno Statuto speciale, alle quali si aggiunsero in sede costituentela Sardegna, il Trentino Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia.