Nell’espromissione secondo una parte della DOTTRINA, l’assuntore assume il debito in modo del tutto spontaneo, nella delegazione, invece, l’assuntore assume il debito perché “invitato” dal delegante; il delegato, quindi, non è altro che mandatario del delegante (mandante).
Questa teoria, considerata valida per molti anni, è stata om1ai abbandonata; anche il CICALA, infatti, non ha voluto considerare la “spontaneità” dell’assuntore in una espromissione come elemento di distinzione rispetto alla delegazione. Ragionando con attenzione, secondo il CICALA, si può notare che in entrambe le figure può esserci un mandato. Nell’espromissione però l’ espromittente non palesa la sua natura di mandatario nei confronti del creditore.
Nella delegazione, invece, il mandato tra delegante e delegato non solo esiste ma appare anche agli occhi del creditore. Affinché si abbia delegazione, infatti, il delegato deve farsi riconoscere come mandatario del delegante. È facile intuire, dunque che il criterio per distinguere la delegazione dall’espromissione è quello dell’ “apparenza”, perché in entrambe le figure esiste un mandato sottostante: in una è palese, nell’altra è nascosta.