Quanto detto consente di individuare non solo un nesso stretto tra sistema politico e sistema costituzionale, ma anche una fondamentale funzione propria di tutte le esperienze di giustizia costituzionale, ossia l’arricchimento del tessuto istituzionale dei sistemi democraticamente rappresentativi, che non è un’alterazione patologica di tale tessuto, ma uno sviluppo necessario, coerente con le premesse teoriche su cui poggiano i sistemi rappresentativi, che si realizza mediante l’introduzione di una valvola di sicurezza dei valori costituzionali.

Tale funzione, rappresentando un corollario della divisione dei poteri, dei pesi e contrappesi, della tutela costituzionalmente sancita dei diritti e della difesa delle istituzioni democratiche e antifasciste, non era ancora concepibile nei primi passi del costituzionalismo: il dibattito ottocentesco, infatti, si muoveva sul binario riguardante il ruolo del Parlamento rispetto al binomio Sovrano-Esecutivo, mentre gli istituti di rappresentanza politica costituivano ancora una meta da raggiungere e non un’acquisizione consolidata.

Col mutare dei diversi sistemi politici, tuttavia, emerse l’esigenza di sottoporre a controllo anche l’operato del Parlamento, non solo in funzione di tutela contro eventuali abusi di maggioranza, ma anche come forma di garanzia rispetto alle insufficienze dell’azione parlamentare e dei meccanismi di rappresentanza degli interessi sociali.

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