Secondo Luhmann la società complessa esprime l’emersione di una secolarizzazione integrale per cui il moderno non legittima la politica attraverso la verità. Il semplicismo di ogni politica che pretende di essere collegata alla verità emerge con nettezza sconvolgente. La secolarizzazione comporta la definitiva rottura con la tradizione teologica del pensiero politico.

La società complessa approfondisce il processo di divaricazione tra positivizzazione della decisione e la privatizzazione della scelta etica. La società non è mai un istituto giuridico, un contratto ma un livello oggettivo involontario e il sistema sociale non comprende, ma esclude l’uomo concreto.

Il suggerimento di Luhmann è di evitare, innanzitutto, il ricorso alle ideologie. Per pervenire a una precisa identificazione del fenomeno giuridico è essenziale non smarrire le condizioni della esteriorità e della coercibilità, offerte dalla sanzione statuale. Il sistema giuridico posto dallo Stato è eticamente infondato, ha spezzato ogni residuo legame con l’idea di giustizia e con fini generali sovrapositivi per riferirsi esclusivamente alla validità delle strutture di regolazione dei comportamenti previste dall’ordinamento vigente.

Passaggio da istituzioni giuridiche basate sul diritto naturale a istituzioni basate sul diritto positivo. Se ne ricava che la scienza giuridica non ha a che fare con semplici strutture concettuali ma con sistemi provvisti di radici istituzionali o storiche. La positivizzazione del diritto è collegata al pieno sviluppo della differenziazione funzionale del sistema sociale.

Luhmann stabilisce una connessione funzionale tra la positivizzazione della norma giuridica valida universalmente e l’integrale atomizzazione del sistema della convivenza sociale. Scrive Luhmann che nella dottrina classica il potere è considerato come un bene di possesso, che dunque si può “avere”, come un qualsiasi bene materiale, o anche conquistare e perdere.

Questa “cosalizzazione” del potere degrada il fenomeno politico a pura competizione naturalistica sprovvista sui supporti istituzionali impersonali e di mediazioni formali-normative.

A giudizio di Luhmann nelle società evolute la riduzione della politica a esercizio della forza presuppone un apparato categoriale troppo semplice per rendere conto di un “processo politico” il cui risultato è la norma positiva azionata non da un generico potere provvisto di autorità naturalistica, ma da istituzioni formalmente regolate per riprodurre nel tempo la sfera dei comportamenti.

Le articolazioni della politica moderna richiedono un aggiornamento teorico in grado di evidenziare l’avvenuta codificazione secondaria del potere attraverso il diritto. Il potere moderno non consiste nell’esercizio della volontà pura perché l’autorità rappresentativa utilizza imperativi legislativi che suppongono la continuità e la certezza del diritto codificato.

L’ambizione di Luhmann è di delineare i contorni di un sistema politico capace di fondarsi su se stesso senza scendere troppo in basso e nemmeno salire troppo in alto. La positivizzazione del diritto metta la politica nella condizione di autofondare le proprie opzioni strategiche, di emanare atti di volontà seguendo unicamente compatibilità interne al circuito sistemico Il consenso non viene prima della deliberazione positiva adottata dagli organi legislativi, piuttosto è una conseguenza (ipotetica) degli atti decisionali.

Non si ha un sistema del consenso, ma un accettazione passiva del sistema politico che legittima se stesso. È il sistema che crea legittimità, non la legittimità a definire il meccanismo formale come una articolazione del consenso.

Dallo stato etico si è così passati al “sistema etico” senza aver risolto in maniere persuasiva il grande problema Kantiano di concepire le istituzioni come un medium positivo che collega organicamente il livello ideale e i rapporti sensibili. Lo stato non si configura più come un sistema di norme giuridiche indispensabili per la protezione pubblica dell’autonomia del cittadino di fronte ai possibili abusi del potere sovrano.

La politica sfugge al tentativo di definirla sulla base di una legge controllabile oggettivamente. La politica sembra di nuovo decentrarsi nelle sfere private e la legittimazione dal basso dell’autorità con crescenti domande di senso si dimostra incapace di pervenire alla definizione di un organo politico rappresentativo capace di formalizzazioni

Dalla ratio o legge positiva definita da un autorità separata competente a legiferare si ritorna alla voluntas dei gruppi particolari che contrattano singole decisioni il cui oggetto non raggiunge la generalità. Il processo che ha tolto la politica al sistema politico e lo ha convertito in canale dell’amministrazione, comporta l’irruzione di una politica perennemente in ritardo, retroattiva, incapace di anticipare le tendenza e quindi di governare.

Il sistema politico non sta fuori ma dentro la società. La politica non si caratterizza più come dimensione centrale o Stato che realizza la riproduzione del sistema sociale concreto. Così ha avuto origine un sistema senza centro, con un più elevato autorientamento ma senza orientamento centrale Occorre concentrare l’attenzione sulla politica come processo particolare nel quale entrano diversi elementi che scuotono i vecchi equilibri.

La politica non ha più il potere sul resto della società ma le parti sociali hanno il potere sulla politica. Prima la politica statuale era tutto, ora la politica-sistema è niente. Bisogna deflazionare la politica e liberala dal sovraccarico di prestazioni richieste. Bisogna alleggerire lo stato per far ricomparire la politica. Per Luhmann democrazia è innanzitutto capacità del sistema di autoosservarsi. L’auto osservazione dovrebbe consentire al sistema di procedere senza troppo informazioni, istanze, domande provenienti dalla società.