Un’interessante denuncia di questo limite del valore del diritto umano si ritrova in Bentham che denuncia le fallacie di questo valore che può pregiudicare un dibattito politico e giuridico costruttivo.
Bentham, denuncia la “vaghezza” terminologica delle dichiarazioni dei diritti umani, che rende questi ultimi opinioni comuni apparenti, diretti ad “inquinare” un corretto argomentare.
L’errore, la fallacia, è causato dall’intrecciarsi di vari significati nascosti nel richiamo evocativo alla tutela dei diritti dell’uomo ed è facilmente individuabile nel momento in cui si cerca da dare una risposta a 2 precisi quesiti: quello relativo alla titolarità dei diritti umani e quello relativo al loro contenuto.
Per quanto riguarda il primo quesito, quello della titolarità l’ambiguità sottesa al valore del diritto dell’uomo appare evidente non appena si pongono alcune domande : chi è titolare dei diritti umani? Da quando si diventa titolari di tali diritti? Quale diritto quindi spetta al feto o all’embrione? Insomma non appena si inizia a distinguere iniziano le discussioni!
Quindi come dicevamo i diritti dell’uomo portano in realtà ad ambiguità se vengono posti a fondamento delle tesi per individuare il limite delle biotecnologia. In particolare tale ambiguità e vaghezza emerge analizzando uno di questi diritti dell’uomo: il diritto alla vita. Diritto che è spesso posto a fondamento del dibattito bioetico in tema di “dolce morte” e di procreazione.