I costituzionalisti e il partito politico
Sono tre gli indirizzi principali della dottrina costituzionalista sui partiti: Il primo si colloca nell’alveo del giuspositivismo e formalismo giuridico. Reagisce contro l’invadenza totalizzante del politico nella democrazia di massa. Occorre porre argini al rischio che l’organizzazione politica interferisca sul quadro prescrittivo, sui congegni regolativi predisposti dalle norme costituzionali. Esso rappresenta il filo conduttore a due approcci differenti:
I. Tendenze razionalizzatrici
II. Critica antipartitocratica
Il secondo è quello del positivismo sociologico o fattuale. Appiattisce la lettura degli assetti di governo sulle dinamiche imposte dalle forze politiche. È una sorta di pan convenzionalismo interpartitico.
Il terzo rielabora la discussione weimariana sul partito politico liberandola dalla morsa della teoria del partito come parte totale e la rielabora appunto sforzandosi di collocare il partito politico entro le coordinate proprie delle costituzioni del pluralismo.
I partiti nell’esperienza costituzionale italiana
Sin dagli albori dell’ordinamento repubblicano ci sono stati numerosi interrogativi in merito al ruolo dei partiti. Dopo la fine della dittatura, e il ritorno alla democrazia e alle libertà politiche, i partiti divennero i protagonisti dell’ordinamento costituzionale provvisorio ed elementi costitutivi della fase costituente. Un ruolo egemone lo hanno svolto soprattutto i grandi partiti di massa. Non sorprende quindi che la costituzione repubblicana sia stata “costruita” a misura dell’egemonia del “sistema di partiti”. Si parla a tal proposito di pluralismo politico che presenta alcune particolarità: esso fu segnato da forti elementi di polarizzazione tra le forze politiche che avevano posto le basi del compromesso costituente. Ciò portò a fissare in costituzione le basi di un pluralismo politico ad ampio raggio di legittimazione e a privilegiare la dimensione associativa su quella istituzionale. Lo statuto dell’associazionismo politico avrebbe così rinvenuto le proprie basi nell’art. 18. È qui che si collocava la disposizione espressamente dedicata ai partiti nell’art. 49.
Di qui alcuni corollari:
· La titolarità del diritto a concorrere a determinare la politica nazionale è conferita ai cittadini e i partiti sono strumenti della partecipazione politica dei cittadini.
· Ampiezza del raggio di azione del diritto di associazione in partiti, circoscritto solo dal vincolo del rispetto delle regole della democrazia.
· Assenza di riferimenti testuali alla disciplina dell’istituzionalità interna e delle fonti di finanziamento dei partiti.
Il quadro costituzionale che si è venuto delineando è a maglie sufficientemente larghe per essere utilizzato in maniera flessibile, e piegato in funzione dell’egemonia dei partiti, autentico perno della nuova costituzione materiale (Mortati). Così il concorso dei cittadini attraverso i partiti di cui parla l’art. 49, si è trasformato nei fatti nel concorso effettivo dei partiti. Il che avrebbe portato ad una torsione complessiva nella lettura dei principi costituzionali della libertà e dell’uguaglianza nella partecipazione politica. Su queste basi si è sviluppato un dibattito sui partiti a partire dagli anni Sessanta. Tale dibattito è oscillato tra posizioni antipartitocratiche e posizioni più equilibrate.
Ulteriori profili problematici:
– Concezione integralmente privatistica della natura giuridica del partito con una precipua funzione di presidio e garanzia della libertà dei partiti.
– Atteggiamento di ostilità nei confronti della regolazione legislativa dell’ordinamento interno.
Sullo sviluppo del diritto dei partiti complessivamente assai problematico sul versante delle garanzie dell’eguaglianza delle chances, ha impattato la crisi di legittimazione del partito politico, preannunciata in Italia dai movimenti giovanili e con proporzioni crescenti e vistose.
Ciò ha trovato i costituzionalisti impreparati. E lo scenario è ancora più radicalmente mutato a partire dagli anni ’90 quando la crisi di legittimazione del partito è aumentata sempre più.