All’eletto al trono di Germania era riservata, come si è detto, anche la corona imperiale: la carica piĂą alta della cristianitĂ nell’ordine civile, giĂ restaurata da Carlo Magno con la Renovatio imperii.
Nel corso del suo breve regno (996-1002), Ottone III, aveva coltivato il sogno di trasformare l’impero cristiano in una realtĂ politica facendo di Roma la capitale dell’occidente e del diritto romano la legge dell’impero. Ma soltanto piĂą tardi, nel secolo XII, la carica imperiale assunse un effettivo ruolo politico e giuridico.
Alcune testimonianze mostrano come il re di Germania, nella sua veste imperiale di «re dei Romani», pretendesse un riconoscimento di supremazia da parte di altri re dell’occidente. La pretesa imperiale raggiunse l’acme con Federico I Barbarossa e con il figlio di lui Enrico VI.
La lotta nei confronti dei Comuni italiani, proseguita per un trentennio con fasi alterne, si concluse con la vittoria delle cittĂ , che ottennero a Costanza il riconoscimento delle loro autonomie (1183). Ma all’inizio l’imperatore era stato vicino al completo successo politico e militare. E a sostegno delle sue ragioni era allora intervenuta anche la nuova scienza giuridica: a Roncaglia (1 158) i professori bolognesi avevano sottolineato, sulla scorta dei testi giustinianei, la pienezza senza l’uguale dei poteri dell’imperatore. Ne era scaturita la statuizione legislativa delle regalie imperiali da parte dello stesso Federico.
la giurisdizione e gli altri poteri civili e militari dei comuni erano pur sempre concessioni, cioè eccezioni rispetto alla regola. Lo stesso documento della pace di Costanza, nato dalle trattative diplomatiche tra l’impero e i comuni al termine della lunga guerra, era redatto secondo la forma giuridica del privilegio. E così pure le autonomie ottenute dalle cittĂ germaniche. Nell’opinione degli uomini di parte imperiale, il primato era indiscutibile anche nei confronti degli altri regni esistenti sui territori dell’occidente, i cui sovrani erano per loro soltanto «piccoli re», subordinati anch’essi, in linea di diritto, all’autoritĂ dell’imperatore.
Alla fine del secolo XII l’imperatore Enrico VI portò ancora piĂą avanti queste posizioni, riuscendo addirittura ad ottenere l’assoggettamento feudale all’impero del re d’Inghilterra Riccardo Plantageneto, che in quel momento era suo prigioniero.
Ma negli stessi anni nasceva un movimento di reazione. Fu determinante l’atteggiamento del papato, che non era disposto ad accettare i rischi derivanti alla Chiesa dall’affermazione dell’assolutismo imperiale.
Innocenzo III
- da un lato ribadì il ruolo del papa nell’incoronazione imperiale;
- d’altro lato enunciò, implicitamente avallandola, l’indipendenza del re di Francia da ogni altra autoritĂ temporale.