Nell’Europa meridionale, soprattutto in Italia, le città non era- no scomparse nei secoli dell’alto medioevo.

Più a settentrione erano sopravvissute le città ove aveva sede un vescovo, isolate in un mondo ormai prevalentemente rurale. Fu nel corso dell’XI secolo che in alcune regioni d’Europa si manifestarono con chiarezza i segni di una nuova civiltà cittadina.

Il commercio di lunga distanza ricominciò a prosperare: Venezia ed Amalfi, e poco dopo Genova e Pisa, attivarono gli scambi con l’Oriente mediterraneo.

Al nord nascevano numerosi centri di scambio nelle Fiandre, nella Francia settentrionale, nella Germania, quasi sempre lungo il corso dei fiumi.

  • Da un lato, infatti, alcune città nacquero per iniziativa pubblica, con atti di      fondazione di principi e sovrani che crearono incentivi economici per nuovi insediamenti;
  • d’altro lato, già l’alto medioevo aveva conosciuto l’esistenza di fiorenti empori      commerciali, senza che questo determinasse ancora il sorgere di vere città, ché anzi tali empori decaddero intorno al secolo IX.

La tipologia delle città medievali è varia, sotto il profilo della loro genesi:

  • città di origine antica, tornate a crescere sino a superare i confini originari;
  • città nate dal binomio tra una sede vescovile o signorile fortificata (castrum) e un quartiere commerciale formatosi accanto ad essa (burgus, poort), più tardi      incluso nella città con un’unica cerchia di mura;
  • città di nuova fondazione.

Non meno varia è la tipologia delle forme organizzativi e delle istituzioni giuridiche cittadine,

La città medievale divenne un soggetto autonomo di vita politica e sociale, capace di determinare liberamente le proprie scelte civili. All’origine, il tessuto dei poteri non lasciava spazio alla città in quanto tale: ogni centro abitato faceva capo a un signore laico od ecclesiastico, che di diritto o di fatto aveva il monopolio delle funzioni giurisdizionali, fiscali, politiche ed anche, in molti casi, la diretta proprietà del luogo abitato.

Ma già dalla seconda metà del secolo X alcuni privilegi sovrani assicurarono a talune città un certo grado di autonomia.

A partire dall’XI secolo i privilegi divennero assai più frequenti in Spagna, in Francia, nelle Fiandre, in Germania, nell’Europa orientale: con essi, di regola, il sovrano o il signore della città non abdicava alla propria signoria, ma concedeva una serie di attribuzioni conformi agli interessi degli abitanti della città.

Nelle città già esistenti l’autonomia fu il risultato di sforzi tenaci e, non di rado, di aspre lotte che opposero gli abitanti al signore del luogo.

Consideriamo ora la situazione della Europa settentrionale.

A Cambrai, in seguito a una rivolta dei mercanti della città contro il vescovo, fu giurata nel 1076 un’associazione tra i cittadini, che però venne sciolta con la forza pochi mesi più tardi.

L’associazione giurata vincolava coloro che l’avevano voluta all’obbligo del sostegno reciproco nella convivenza in città, nonché alla rinuncia, penalmente sanzionata, a comportamenti violenti nei riguardi di ogni altro associato.

L’impegno alla pace era perciò fondamentale; modellato sulla «pace di Dio» di origine ecclesiastica e sulle paci pubbliche imposte da alcuni tra i sovrani coevi, esso generò alcuni profili fondamentali del nuovo diritto penale cittadino.

Talora, «giurati» erano tutti gli abitanti della città, nella loro diversa composizione sociale. Talaltra i giurati erano solo i collegi elettivi che in Germania si diffusero relativamente tardi, all’inizio del Duecento.

Dove esisteva un effettivo potere monarchico, come nella Francia di Filippo Augusto, il re non rinunciò ad essere presente con propri ufficiali anche in quelle città alle quali concedeva l’autonomia con suo privilegio.

È certo che i mercanti ebbero un ruolo primario nel promuovere l’autonomia cittadina. Quei mercanti già avevano dato vita ad un’associazione privata, la «gilda», dotata di proprie regole e strutture per la gestione del commercio e degli affari comuni.

La gilda più tardi decadde, ma certo agevolò la formazione dell’associazione cittadina giurata, che presto assunse una struttura territoriale e non più soltanto personale.

Molte città del Reno, della Mosa, della Mosella vennero invece amministrate da un collegio di scabini, scelti tra i cittadini ma nominati dal signore della città, al quale essi giuravano fedeltà secondo gli schemi feudali.

col tempo la scelta degli scabini venne in molti luoghi direttamente esercitata dai cittadini- ovvero si fece ricorso al meto- do della cooptazione, affidando la designazione dei futuri scabini a coloro che già erano in carica.

La nomina era per lo più vitalizia. Anche dove si era formata l’associazione giurata, spesso gli scabini non scomparvero e conservarono in tutto o in parte le loro attríbuzioi, a fianco dei giurati.

Solo in talune città i giurati si sostituirono in tutto agli scabini.

In ogni caso, dall’inizio dei XII secolo la cittadinanza era divenuta in ogni città un fattore politico del quale nessun sovrano, nessun vescovo, nessun conte o signore poteva permettersi di ignorare l’esistenza e le richieste.

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