Il passaggio del regno carolingio dalla dinastia merovingia a quella dei Carolingi fu caratterizzato sin dall’ascesa al trono di Pipino il Breve nel 751 da un rapporto speciale con la Chiesa di Roma: Pipino ottenne l’appoggio del papa e si fece consacrare da lui.

AllorchĂ©, nel 768, gli successe il figlio Carlo, il legame con Roma si mantenne, sino ad indurre il papa ad una richiesta d’intervento contro le pretese egemoniche dei Longobardi che condusse alla sconfitta del re Desiderio nel 774 e alla conquista del regno longobardo da parte dei Franchi.

Nei quarant’anni seguenti Carlo proseguì senza soste la sua politica di ampliamento territoriale del regno franco.

Alla sua morte, nell’814, Carlo Magno lasciava un dominio che non aveva l’eguale in occidente.

Il governo del territorio era affidato ai conti, nominati a vita dal re, scelti per lo piĂą nell’Ă mbito dell’aristocrazia franca.

Il conte era titolare di uno specifico potere di comando, denominato di bannum, e suo compito primario era il mantenimento dell’ordine interno nella contea.

Riceveva una dotazione in terre ed aveva diritto a percepire un terzo delle composizioni dovute al re per la violazione della pace e per gli altri casi previsti dalle leggi.

Erano tenuti ad esercitare compiti civili e militari al servizio del re anche al di fuori della contea.

Ufficiali territoriali minori – centenarii e vicarii – erano nominati dal conte, che li poteva altresì sostituire. Carlo Magno impose che tali nomine avvenissero coram populo

Tra il re ed i conti esisteva un legame diretto.

Soltanto l’Italia giĂ  longobarda mantenne la struttura di regno autonomo, e così l’Aquitania, affidate rispettivamente ai figli di Carlo, Pipino e Ludovico.

Tuttavia, un’istituzione nuova fu creata per rendere piĂą giusta l’amministrazione e piĂą efficace il controllo del territorio: quella dei missi dominici.

Uomini di sua fiducia furono incaricati di recarsi in missione in una o piĂą regioni del regno franco per esercitarvi, in nome del re, una serie di funzioni pubbliche: anzitutto la giustizia, per la quale ai missi venne conferita una competenza concorrente con quella del conte del territorio in cui di volta in volta si trovavano d operare.

Inoltre spettavano loro il controllo dell’operato dei conti, la preparazione in loco di campagne militari, l’esazione di vari tributi, la rimozione dell’osservanza di vecchie e nuove disposizioni di legge. Le funzioni missatiche a partire dall’anno 802 vennero conferite di regola a vescovi, conti, abati, cioè a persone il cui rango eminente le poneva verosimilmente al riparo dai rischi della corruzione, fortemente lamentati dai sudditi.

Al di sopra dei conti e dei vissi, il re costituiva l’istanza suprema.

Fin dall’etĂ  di Pipino il Breve era stato introdotto l’istituto dell’appello al re sia per denegata giustizia che avverso le sentenze giuste dei giudici del regno. Circondato da alcuni personaggi religiosi e civili di sua fiducia il re dei Franchi soleva percorrere incessantemente il territorio esercitando sul posto le proprie funzioni di controllo e di intervento.

Il potere regio si esercitava facendo ricorso al banno (Bann, bannum) cioè ad un potere di comando la cui violazione comportava pesanti sanzioni pecuniarie.

Accanto al rafforzamento del banno, Carlo Magno introdusse il giuramento di fedeltĂ  da parte dei suoi sudditi, imposto nel 789 e nel 793 a tutti i maschi che avessero raggiunto l’etĂ  di dodici anni si tratta di una forma di obbedienza, coerente con gli impegni di fedeltĂ  assunti verso il re stesso.

Nell’802, ormai incoronato imperatore, Carlo incaricò i massi dominici di sollecitare un nuovo giuramento di piĂą ampia portata, nel quale la fedeltĂ  comprendesse, oltre agli obblighi militari e fiscali nei riguardi dell’imperatore, anche una serie di impegni a sostegno delle chiese e delle miserabiles personali, vedove, orfani, poveri. Il giuramento di fedeltĂ  ebbe l’effetto di introdurre un elemento contrattuale nel rapporto tra sudditi e re, tale da indebolire in prospettiva lo stesso potere regio che pure si era voluto rafforzare.

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