Dall’inizio dell’800 si cominciò ad attuare la ricerca di un equilibro tra esigenze finanziarie pubbliche ed economia privata. L’indagine economica degli effetti del tributo pone in essere la necessità di tener conto dell’esatta comprensione della funzione economica dello stesso per garantire la giustizia nell’imposizione cui deve tendere il diritto tributario.
Il diritto finanziario si poneva come settore specialistico del diritto amministrativo: esso studiava prevalentemente i rapporti tra Stato e cittadino coinvolti nella dinamica del finanziamento della spesa pubblica e della gestione dei beni demaniali: vedeva infatti i suoi primi studiosi proporre impostazioni mutuate dal diritto amministrativo. Cresceva però l’interesse per il diritto tributario: esso concerneva la sua indagine sui principi disciplinanti le entrate pubbliche derivanti da atti non ricollegabili ad una manifestazione di volontà del soggetto su cui incombeva l’obbligo della prestazione.
L’esigenza di specificazione dello studio giuridico su certi aspetti oggetto dell’indagine del diritto finanziario ha portato successivamente alla autonomia accademica anche della cosiddetta “contabilità di Stato”, disciplina diretta a studiare regole di amministrazione del patrimonio e delle entrate statali, per fornire strumenti giuridici più adeguati per garantire controllo della gestione della finanza pubblica. Causa progressiva crescita dell’interesse per il diritto tributario, c’è stato un processo di specificazione all’interno del diritto tributario, che ha trovato corrispondenza anche in sede universitaria.