Tra il 1100 e il 1300: il primato del Papato
In questo periodo il Papato vedeva messo in pericolo il proprio primato a causa del rafforzamento imperiale dapprima con Barbarossa, poi con Federico re di Sicilia e in seguito anche della Germania. Il papato, grazie anche ai suoi grandi papi(molti dei quali professori), come Alessandro III, Innocenzo III e IV, Gregorio IX, era assolutamente cosciente del proprio ruolo e ella propria forza. Siamo nel periodo dei grandi concili ecumenici, ricordiamo i primi due concili ecumenici tenuti in Laterano diretti a far approvare il trattato di Worms. Dopo un quindicennio di lotte, si ebbe la pace di Venezia del 1177, in base alla quale il Barbarossa rinunciò a sostenere l’antipapa che aveva contrapposto ad Alessandro III; ne seguì il III concilio Lateranense che stabilì per la prima volta che l’elezione papale era necessaria la maggioranza dei due terzi.
Il quarto concilio fu assolutamente memorabile, convocato con due anni di anticipo raccolse circa 400 vescovi e 800 abati: si condannò la Magna Carta concessa da re Giovanni in Inghilterra e si convalidò Federico II come imperatore e si programmò una nuova crociata per il 1217 da finanziare con 1/20 delle entrate del clero in 3 anni. Il successivo concilio fu a Lione nel 1245, dove si era rifugiato Innocenzo IV; depose l’imperatore per inerzia e spergiuro e violazione della pace.
Nel 1274 vi fu un altro concilio Lionese in cui si trovò addirittura un accordo per far rientrare lo scisma con la chiusa d’oriente, in realtà mai attuato. Si perfezionò il sistema di elezione papale; si stabilì che entro 10 giorni dalla morte del papa, fosse necessario il conclave. Si dispose che i convenuti stessero con solo un piatto per pranzo dal quarto giorno e dopo altri 5 gg. Solo a pane , vino e acqua. Sul piano politico si mise fine al conflitto tra re Alfonso di Pastiglia, e Rodolfo di Asburgo, per la corona reale tedesca. Questo ruolo assolutamente dominante è ben sottolineato dalla bolla Unam Sanctam di Bonifacio VIII, in cui si sottoponeva direttamente o meno ogni potere a Roma; c’è quindi un trionfo del papato più come centro di potere che come centro religioso.
Lo stesso giubileo del 1300, in cui si concesse ai pellegrini l’indulgenza plenaria , è da inquadrare come affermazione del potere papale. Questo impegno temporale era assolutamente mal visto da molti laici ed infatti tra il 110 e il 1200 nacquero numerosi movimenti eretici ad es: i Catari, i Valdesi. Il papato con Innocenzo III 1209 proclamò la guerra santa contro gli eretici e organizzò l’Inquisizione, un tribunale speciale perché faceva eccezione alla normale competenza e procedura vescovile. Essa rappresentò un rinnovamento dei sistemi processuali del tempo basati sulle ordalie e sul rito accusatorio, ovvero quello per cui il reato si persegue solo a querela della parte offesa. L’inquisizione adottò invece la prova testimoniale e la procedura di ufficio; purtroppo usò anche la tortura giudiziaria per ottenere la confessione.
Il debole antagonista e la sua elezione
La chiesa fu quindi elemento propulsore , capace di elaborare novità valide anche sui tempi lunghi, mentre l’impero finì per essere in definitiva solo un elemento di disturbo. Per quanto riguarda il cerimoniale esso non riuscì a rafforzare la monarchia consolidando una successione dinastica; cioè ereditiera entro la famiglia del re. In caso di più candidati quello che aveva l’assenso dei potenti prevaleva sugli altri, assenso catturato mediante delle promosse(patti elettorali).L’acclamazione popolare come per il papato finì per avere un ruolo sempre più cerimoniale e accessorio. Lentamente si affermò la prassi elettorale della kur, che comportava votazione entro un collegio elettorale dei principi. Nella bolla “venerabilem” di Innocenzo III si affermò che i principi dovevano al papa il diritto di eleggere l’imperatore e avrebbero dovuto seguire le sue indicazioni.
Pochi anni dopo un testo giuridico destinato a un incredibile diffusione ed ampia applicazione pratica in Germania, lo “specchio dei Sassoni”accolse il principio che tutti i principi dovessero essere consultati, ma solo 6 (dopo7)dovessero votare nella kur. I sette erano tre arcivescovi e quattro laici. I problemi in realtà continuarono sino al 1365 con la bolla d’oro di Carlo IV; l’impero era divenuto ereditario grazie al potere degli Asburgo.