L’adesione delle decisioni assunte in materia di trust al sentimento comune irrobustì il consenso attorno alla giurisdizione in equità del Cancelliere. Gli stessi Common Lawyers erano contenti di sgravarsi una situazione difficilmente gestibile. Ma poi i nodi vennero al pettine. Una giustizia equitativa corre 3 pericoli:
l’equità è basata su valutazioni soggettive del giudicante con problemi per la certezza del diritto
le regole morali, essendo molto elastiche, non possono fornire certezza nei casi complicati e l’incertezza favorisce la corruzione dei giudicanti
la giustizia equitativa può diventare strumento della lotta politica e quindi essere usata per angariare i nemici e proteggere gli amici.
Nel corso della contrapposizione all’Equity i giudici di Common Law seppero precisare in formule efficaci i principi di legalità che da allora in poi divennero patrimonio storico delle istituzioni anglosassoni.
Protagonisti principali della contrapposizione tra Common Law e Equity furono lord Ellesmere, Cancelliere di Giacomo I di Stuart dal 1603-1617 e Sir Coke, avvocato e uomo politico ma soprattutto Cief Justice delle corti di Common Pleas e King’s Bench. Il conflitto si svolge su 3 piani:
Piano giuridico tecnico → intromissione dei cancellieri in materia di contratto con conflitto di giudizi con la Common Law. Per la teoria per cui chi giudica per secondo e può ribaltare un giudizio è considerato superiore, i giudici di Common Law non potevano accettare. Coke dice di ribellarsi ma questa crisi viene risolta da re Giacomo I che stabilì che il caso di conflitto tra Common Law e equità quest’ultima avrebbe prevalso
piano dei rimedi → sono i giudici e non i funzionari del re che hanno l’ultima parola in tema di libertà delle persone.
Piano politico → per apparire corretti di fronte ai cittadini i giudici di Common Law dovevano apparire politicamente indipendenti, cioè indipendenti dal sovrano. Livello più rilevante. In teoria i giudici erano dipendenti del re ma in pratica avevano elaborato proprie regole e principi indipendenti dalla volontà sovrana, pertanto si percepivano indipendenti. Quando la crisi giunge al culmine il re chiama i giudici e chiede loro se avrebbero evitato di giudicare in merito a una questione se il re glielo avesse ordinato. Tutti rispondono di sì tranne Coke che sostiene il contrario.
Questione fondamentale, Coke non voleva ammettere la superiorità del sovrano alla legge infatti sosteneva che il sovrano è soggetto a Dio e alla legge. Re Giacomo pone anche un’altra questione: può sottrarre un caso ai giudici e giudicare lui stesso? Domanda imbarazzante ma la risposta di Coke fu ingegnosa: ammise che il sovrano era dotato di intelligenza superiore a tutti ma negò che potesse giudicare perché le regole di Common Law erano diverse dalla comune ragione. Coke viene licenziato ma le sue parole rimasero come modello di ciò che deve fare e dire un buon giudice. 1688 → gli Stuart vengono cacciati e la vittoria è del Parlamento e dei giudici.
Inizialmente l’Equity non si era sentita legata a regole ma solo alla giustizia ma la sua applicazione aveva portato all’incertezza del diritto e poteva capitare che casi simili fossero risolti diversamente, comportando in questo modo una lesione del diritto di uguaglianza. Il contraccolpo alla grande flessibilità dell’Equity fu dunque una notevole rigidità nel momento del consolidamento. Nella prima metà del XIX secolo la corte di cancelleria era fonte di spese, ritardi e disperazione. Oggi i lasciti di giurisprudenza della corte di cancelleria sono 2:
Un settore del diritto inglese retto dall’Equity → il trust, le ipoteche, alcuni aspetti del diritto societario, i rimedi in forma specifica..
Alcune clausole generali dell’Equity sono parti del patrimonio inglese